Home Insegnamenti Testi fondamentali Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitolo 31-32

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitolo 31-32

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CAPITOLO 31

LA PERFEZIONE DELLA MORALITA’

P35-6 Per mezzo della moralità coloro che ambiscono alla calma si elevano, 425-1 stabili nella sfera di coloro che posseggono i dieci poteri, integri nella loro moralità. Come ognuna delle molte azioni di moderazione che essi compiono, la dedicano all’illuminazione per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Se egli genera desiderio per l’illuminazione degli Arhat e Pratyekabuddha, diventa immorale, non saggio, e quindi commette una mancanza nel suo addestramento. Ma quando uno volge [tutto il proprio merito] verso la Beatitudine ultima dell’illuminazione, allora diventa stabile nella perfezione della moralità, [anche se tuttavia] unito alle qualità dei sensi.
Il Dharma dal quale provengono le qualità dell’illuminazione, è l’oggetto della moralità di coloro dotati delle qualità del Dharma. Il dharma che [implica] la perdita di qualità dell’illuminazione di coloro che agiscono per il benessere del mondo, è stato proclamato dal Maestro come essere l’immoralità.
Quando un Bodhisattva prova le cinque qualità dei sensi, ma si è rifugiato nel Buddha, Dharma, e Santo Sangha e ha volto la sua attenzione verso la completa conoscenza, [pensando] ‘Io diventerò un Buddha’- come uno che è stabile nella perfezione della moralità, dovrebbe essere conosciuto. Se quando nell’addestramento durante koti di eoni nei dieci sentieri delle azioni virtuose, egli concepisce desiderio per lo stato di Arhat o di Pratyekabuddha, allora egli diventa uno di quelli la cui moralità è spezzata, difettoso nella sua moralità. Pesante come un’offesa che merita l’espulsione e una produzione di pensiero siffatta. Quando egli bada alla moralità, egli volge [il merito risultante] alla più alta illuminazione, ma non sviluppa nessuna presunzione a riguardo, e nemmeno si vanta.
Quando si è liberato della nozione di un io e di quella di altri esseri, quel Bodhisattva è detto stabile nella perfezione della moralità. Se un Bodhisattva, che si addestra nel sentiero dei Jina, fa [differenze tra] quegli esseri che osservano la moralità e quelli di cattiva moralità, intento nella percezione della molteplicità, egli è perfettamente immorale.
E’ difettoso nella sua moralità, non perfettamente puro in essa. Egli che è senza la nozione di io e nozione di un essere, ha rinunciato alle percezioni, [e] non ha [bisogno di] limiti. Colui che non si preoccupa né di limitarsi né di non-limitarsi, Egli è stato proclamato dal Maestro come uno controllato nella moralità.

LA PERFEZIONE DEL DONARE

P36- 4 Ma colui che, dotato di moralità, un essere puro, 426-4 non si preoccupa di ciò che può essere gradito o non gradito se, quando rinuncia alla testa, mani e piedi, i suoi pensieri rimangono privi di scoraggiamento, Egli diventa uno che da tutto ciò che ha, sempre senza timore. e conoscendo la essenziale natura originale dei dharma come vuota e senza sé, egli potrebbe rinunciare alla propria carne, senza pensieri di timore, senza dir niente della sua rinuncia a proprietà e oro. E’ impossibile che egli agisca con grettezza. Dalla nozione di Io nasce un senso di possessione delle proprietà, così come l’avidità; come può un illuso volgersi alla rinuncia? Gli avidi rinascono nel mondo dei Preta, o, se umani, essi sono poveri. Allora il Bodhisattva, avendo realizzato perché questi esseri sono afflitti dalla povertà, diventa risoluto in dare, sempre un generoso donatore.
Quando egli ha dato via i quattro Continenti, ben adornati, come se essi fossero solo un sputo, egli si esalta, perché non ha tenuto i Continenti. Avendo donato, il saggio e sapiente Bodhisattva,
avendo tenuto a mente tutti gli esseri che ci sono nel triplo mondo, diventa per tutti loro un donatore, e trasforma quei doni nella più eccellente illuminazione, per il benessere del mondo.
Quando ha fatto un dono, egli non fa di ciò una base o un supporto. Ed egli non si aspetta mai nessun premio da ciò. Avendo così rinunciato diventa un saggio rinunciatario di tutto. Il poco a cui ha rinunciato diventa molto ed immensurabile.
Se tutti gli esseri, che si trovano, nell’intero triplice mondo, immaginiamo offrissero regali per eoni infiniti, ai Buddha, Conoscitori del Mondo, Arhat e Pratyekabuddha, ma desiderassero le virtù dei Discepoli;
e se un Bodhisattva, saggio e abile nei mezzi, si rallegrasse per la fondazione dei loro atti meritori, e li volgesse, per il benessere degli esseri, alla migliore e più alta illuminazione,- Volgendo così, egli sorpassa il [merito del] mondo intero. P37-6 Se ci fosse un gran cumulo di falsi gioielli di vetro, 427-7 una singola gemma di lapislazzuli li sorpasserebbe tutti: proprio così il Bodhisattva che si rallegra, supera, il [merito che deriva da] l’intero vasto cumulo di doni del mondo intero. Se un Bodhisattva, mentre dona a tutti gli esseri, rimane senza essere influenzato da un senso di proprietà e da attaccamento alle sue proprietà, da ciò le sue profittevoli radici si accrescono in qualcosa di grande potere: come la luna, in assenza di nuvole, è un circolo di luce radiante nella luminosa metà del mese lunare.

CAPITOLO 32

RICOMPENSE DELLE SEI PERFEZIONI

P38-1 Per mezzo del Donare un Bodhisattva taglia via la rinascita tra i Preta. 428-2 E taglia via la povertà, e così anche tutte le oscurazioni. Quando egli si esercita in ciò [nel donare] egli ottiene infinita ed abbondante ricchezza. Per mezzo del [suo] donare egli porta a maturazione gli esseri con problemi. Per mezzo della Moralità egli evita la nascita come uno dei molti animali, e anche gli otto momenti avversi; egli costantemente ottiene la rinascita in un momento di buon auspicio. Attraverso la pazienza egli ottiene un corpo elevato e perfetto, con pelle dorata, caro a tutto il mondo che lo osserva. Attraverso il Vigore egli non incorre nella perdita delle brillanti qualità. Egli ottiene la miniera delle infinite cognizioni dei Jina. Attraverso il Dhyana meditativo egli si libera con disgusto delle qualità dei sensi, egli ottiene la leggendaria erudizione, le superconoscenze e concentrazioni. Avendo, attraverso la Saggezza, compreso l’essenziale natura originale dei dharma, Egli trascende completamente il triplo mondo e gli stati di dolore. Avendo girato la ruota preziosa dei Più Potenti degli Uomini, egli spiega il Dharma al mondo per la completa estinzione delle affezioni. Quando il Bodhisattva ha conseguito questi dharma, allora egli riceve la purezza del campo (di Buddha ndt.) e la purezza degli esseri [in esso]. Egli riceve anche il lignaggio di Buddha, il lignaggio del Dharma, e così anche il lignaggio del Sangha. Egli riceve tutti i dharma.”

CONCLUSIONE

P38-5 Il supremo guaritore che dispensa trattamenti medici per le infermità del mondo, 429-1-1 ha insegnato questa esposizione di saggezza che è il sentiero verso l’illuminazione. E’ chiamato “il Sentiero verso l’Illuminazione che è la ‘Accumulazione delle Preziose Qualità’,” ed è stato insegnato cosicché tutti gli esseri possano giungere a questo Sentiero.

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Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Introduzione

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 1

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 2-3

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 4-7

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 8-11

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 12-15

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 16-19

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 20-21

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 21-26

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 27-30

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