Home Insegnamenti Testi fondamentali Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitolo 21-26

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitolo 21-26

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CAPITOLO 22

I BUONI AMICI E LE PERFEZIONI

P25-7 Quindi il saggio che ha eliminato l’orgoglio, 410-7 che cerca con forte risoluzione la migliore illuminazione, dovrebbe, come uno che consulta un medico per essere curato da una moltitudine di malanni, (che) segue imperterrito il buon amico. I Buddha, i Bodhisattva che si sono preparati per la migliore illuminazione, e [quelli che hanno] queste perfezioni sono stati annoverati come ‘i buoni amici.’ Sono essi che istruiscono loro [cioè i Bodhisattva] in questi stadi progressivi, per una doppia ragione essi [velocemente] comprendono l’illuminazione dei Buddha. i passati e futuri Jina, e quelli che [proprio ora] dimorano nelle dieci direzioni, Essi hanno tutti questa perfezione come loro cammino, e non altra. Come una splendente illuminazione, come una torcia, come una luce, come il Maestro Queste perfezioni sono state descritte a coloro che si sono preparati per la suprema illuminazione. Come egli prende cognizione della perfezione della saggezza attraverso la caratterizzazione di vacuità, così egli attraverso la medesima caratterizzazione conosce tutti questi dharma; quando egli saggiamente riconosce i dharma come vuoti, come privi di caratterizzazioni, esercitandosi così egli pratica la saggezza dei Sugata.

CONTAMINAZIONE E PURIFICAZIONE

P26-3-3 In desiderare del cibo, indulgendo nell’immaginazione, 411-5 gli esseri vagano costantemente nella nascita e morte, le loro menti attaccate. Entrambi Io e Mio come dharma sono irreali e vuoti. Dal proprio stesso Sé lo stupido rimane intrappolato nello spazio. Come a qualcuno che sospettasse di esser stato avvelenato venisse un colpo, anche se nessun veleno è entrato nel suo stomaco; proprio così lo stupido che ha permesso a [la nozione di] Mio e Io di entrare in se stesso è forzato dalla nozione (che è- Ndt.) proprio irreale di un Io ad intraprendere nascita e morte di nuovo e di nuovo. Così l’afferrarsi è contaminazione, come è stato rivelato; la non-apprensione di Io e Mio è stata chiamata purificazione. Ma lì non c’è nessuno che sia purificato o contaminato. Allora il Bodhisattva ha compreso la perfezione della saggezza.

IL SUPREMO MERITO DELLA PERFETTA SAGGEZZA.

P26-6 Se tanti esseri come ce ne sono qui in tutta Jambudvipa 412-1 Tutti, essendo stati ispirati dalla più alta illuminazione, e avendo donato per molte migliaia di koti d’anni, dedicassero tutto ciò all’illuminazione connessa con il benessere del mondo; ma se qualcun altro. Pratico nella saggezza, la più alta perfezione,
per una singola giornata si conformasse ad essa: sarebbe stato un merito infinitesimale qui, quello del gran numero di esseri (precedenti- ndt.) Quindi coloro senza indolenza dovrebbero sempre immergersi nella saggezza.

COMPASSIONE E PERFETTA SAGGEZZA

P27-1 Quando lo Yogi praticante la saggezza, la migliore delle perfezioni, 412-4 concepisce la grande compassione, ma nessuna nozione di un essere. Allora il saggio diventa degno delle offerte del mondo intero, egli mai consuma senza frutto le elemosine del regno.
Il Bodhisattva che desidera liberare dei e uomini, legati da così a lungo, e gli esseri nei tre luoghi di dolore, e manifestare al mondo degli esseri il grande sentiero verso l’altra sponda, dovrebbe sforzarsi alla perfezione della saggezza giorno e notte.

SIMILE ALLA PERLA DI GRANDE VALORE

P27-3 Un uomo che ha acquisito ad un certo momento un bellissimo gioiello 412-6 che non ha mai avuto prima, sarebbe felice. Se, così velocemente come lo ha guadagnato lo perdesse dovutamente a mancanza di cura, egli sarebbe dispiaciuto e agognerebbe costantemente il gioiello. Proprio così lo Yogi che si è preparato per la migliore illuminazione dovrebbe non essere separato dalla perfetta saggezza, che è comparabile ad un gioiello, venendo in possesso del gioiello che è stato guadagnato, con crescente energia egli procede, e rapidamente egli arriva allo [stato di] Beatitudine

CAPITOLO 23

LA POSIZIONE SUPERIORE DEI BODHISATTVA

P27-4 Quando il sole nasce, libero dalle nuvole con uno sfavillare di raggi, 413-1 avendo disperso l’intera cecità e la confusa oscurità, supera in splendore tutti gli animali quali i bruchi luminosi, e anche il gran numero di stelle, e lo splendore lunare.
Proprio così il Bodhisattva, che pratica la saggezza, la più alta perfezione: avendo distrutto la giungla delle visioni, il Bodhisattva che pratica la vacuità e il senza-segni ha superato di molto il mondo intero, anche gli Arhat ed i Pratyekabuddha.

SIMILE AL RE E AL PRINCIPE EREDITARIO

P27-6 Così come un figlio di un re, che dona ricchezze, desiderando il benessere [di altri], 413-4 diventa una persona autorevole tra tutti gli altri, molto ricercato. Per quanto egli così possa rendere felici [molti] esseri, quanti di più ne potrebbe rendere [felici] se fosse in carica come regnante pieno di risorse! Proprio così il saggio Bodhisattva, che pratica la saggezza,
un donatore di immortalità, caro a dei e uomini. Già ora egli è interessato alla felicità di [molti] esseri, quanto di più se fosse in carica come re del Dharma!

CAPITOLO 24

COME MARA SIA SCORAGGIATO E SCONFITTO

P28-1 Ma in quel momento Mara diventa come uno che sente una spina nella propria carne, 413-6 afflitto da disperazione, misero, dispiaciuto, di poco vigore. [Egli manifesta] una conflagrazione all’orizzonte, lancia una meteora, per causare paura, ‘Come si può scoraggiare la mente di questo Bodhisattva!’
Quando i saggi diventano risolutamente intenti, mantenendo giorno e notte la visione d saggezza, la più alta perfezione, allora i loro corpi, pensieri e parole diventano [liberi] come un uccello nel cielo. Come può il Parente dell’Oscurità riuscire a far breccia in essi?

COSA FA FELICE MARA

P28-2 Quando un Bodhisattva intraprende dispute e litigi, 414-2 e quando i pensieri [di due Bodhisattva] diventano mutuamente confittivi ed astiosi, allora Mara è contento, ed esulta supremamente, [pensando]: ‘Entrambi loro rimangono distanti dalla cognizione dei Jina. Entrambi loro rimangono distante [da essa], come demoni maligni; entrambi loro sperimenteranno un declino del loro impegno. Coloro che sono pieni di odio, deficienti nella pazienza, come possono essi raggiungere l’illuminazione? – Allora Mara è felice, insieme alle sue schiere.

L’ORGOGLIO E PENTIMENTO DEL BODHISATTVA

P28-4 Se un Bodhisattva che non è stato predestinato 414-4 Avesse pensieri astiosi per uno che invece lo è stato, e desse inizio ad una disputa: per ogni momento in cui egli persiste nei suoi ostinati e fallaci pensieri, per lo stesso numero di eoni dovrà ancora indossare l’armatura.
Allora egli esercitando la consapevolezza e [riflettendo], ‘Questi sono pensieri negativi; per mezzo della perfezione della pazienza i Buddha fanno esperienza dell’illuminazione.’ Egli confessa le sue mancanze, dopodiché si auto-controlla, o desiste, e si esercita nel Buddhadharma.

CAPITOLO 25

COME SI ESERCITA UN BODHISATTVA

P28-6 Quando un Bodhisattva si addestra, non si appresta in nessun modo 414-6 a compiere alcun addestramento, nemmeno egli si appressa ad uno che lo addestri, o ai dharma che [costituiscono] l’addestramento.
Colui che si auto-esercita, senza discriminare tra i due: – addestramento e non-addestramento, – egli si esercita in questo Buddhadharma. Il Bodhisattva che così comprende questo addestramento, non diventa mai manchevole nell’addestramento, o immorale. Avendo trovato diletto in essi, egli si esercita in questi Buddhadharma. Egli si esercita, abile nell’addestramento [superiore],
ma senza afferrarsi a nulla. Quando essi così si esercitano nella saggezza, alla grande propagatrice di luce non nasce neanche un singolo pensiero negativo:
come quando il sole attraversa il cielo, nessuna oscurità può sussistere nello spazio intermedio davanti all’impatto dei suoi raggi.

LA PERFEZIONE DELLA SAGGEZZA INCLUDE TUTTE LE PERFEZIONI

P29-1 Per coloro che hanno intrapreso l’addestramento nella perfetta saggezza 415-3 Tutte le [altre] perfezioni sono contenuta in essa. Così come nella falsa visione dell’individualità sono incluse tutte le sessantadue false visioni, allo stesso modo, queste perfezioni lo sono [incluse nella perfezione di saggezza]. Per esempio quando la facoltà di vita è stata interrotta Anche le altre facoltà che si possono trovare saranno interrotte: allo stesso modo, quando il migliore tra i saggi si esercita nella saggezza, tutte queste perfezioni sono state dette come essere in essa comprese.

BODHISATTVA E DISCEPOLI

P29-3 In tutte le qualità dei Discepoli e ugualmente dei Pratyekabuddha, 415-6 il saggio Bodhisattva diverrà esperto: ma egli non dimora in esse, nemmeno le desidera, – ‘[Anche] in questo io dovrei divenire esperto,’ [egli pensa].
In questo senso egli si addestra [in esse].

CAPITOLO 26

RALLEGRARSI E LA PERFETTA SAGGEZZA

P29-4 Se qualcuno risolutamente si rallegra della produzione di pensieri 415-7 [di un Bodhisattva che] si è volto verso la più alta illuminazione ed è irreversibile [da essa], uno potrebbe [misurare] i (monti) Meru fino ad un trichiliocosmo per mezzo di una punta di una pagliuzza, ma non il merito derivato dal rallegrarsi. Essi gioiscono per il cumulo dei meriti di tutti gli esseri esistenti, che aspirano a ciò che è positivo, [e] che desiderano l’emancipazione. Quando per il benessere degli esseri essi hanno raggiunto le infinite qualità di un Jina, essi daranno il Dharma al mondo per la completa estinzione della sofferenza. Il Bodhisattva che, senza discriminare, realizza che tutti i dharma sono vuoti, senza segni e liberi da ostacoli, senza alcun dualismo egli ricorre alla saggezza per l’illuminazione. Quello Yogi è devoto alla più alta perfezione della saggezza.

SIMILE ALLO SPAZIO E AL FIRMAMENTO

P29-6 In qualunque luogo dell’elemento spazio del firmamento 416-4 nessuno è in grado di trovare un ostacolo. Proprio così il saggio Bodhisattva, che si esercita nella Saggezza, è come spazio aperto, e dimora tranquillamente nella quiete.

SIMILE ALLE PERSONE CREATE PER MAGIA

P29-7 Come succede per un uomo fatto apparire da un mago 416-5 [quando guarda il pubblico]: ‘Io darò soddisfazione a queste persone’, e ciò nondimeno egli compie il suo lavoro;
Essi lo vedono esibirsi in molti tipi di illusionismi, anche se egli non ha nessun corpo, pensiero o nome.
Allo stesso modo questo non accade mai a colui che esercita la saggezza: “Avendo realizzato l’illuminazione io libererò il mondo!” Nelle sue rinascite egli compie molte classi di opere, che egli manifesta come illusioni magiche, ma egli non esercita false discriminazioni.

SIMILE ALLE CREAZIONI MAGICHE DI UN BUDDHA

P30-2 Per esempio,come le creazioni magiche di un Buddha compiono i lavori per un Buddha, 416-7 ma mentre egli compie ciò, nessun pensiero di sé nasce in lui: proprio così il saggio Bodhisattva, che esercita la saggezza, manifesta tutte le opere, comparabilmente ad illusori artifici magici.

SIMILE ALLA MACCHINA

P30-2-3 Un esperto costruttore ha costruito una macchina in legno; 417-1 che comparabilmente ad un uomo o una donna effettua il loro lavoro. Allo stesso modo il Bodhisattva che pratica la saggezza, compie tutti i suoi lavori per mezzo delle sue cognizioni,
ma senza discriminazione.

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Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Introduzione

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 1

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 2-3

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 4-7

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 8-11

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 12-15

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 16-19

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 20-21

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 21-26

Prajñāpāramitā Ratnaguṇasaṃcayagātha – Sutra della Perfezione della Saggezza – Capitulo 27-30

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