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il Sutra del Cuore

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SUTRA DEL CUORE

Composto in India intorno al IV secolo d.C., il Sutra del Cuore è uno dei testi fondamentali del buddismo, studiato e recitato ancora oggi nell’ambito della tradizione sia zen che tibetana.

L’importanza del testo è dovuta al fatto che esso condensa in pochi versi ciò che viene considerato il “cuore” dell’insegnamento buddista: la realizzazione completa della Visione profonda.

Nella totale fusione della mente personale con la Mente illuminata, e dei fenomeni con la Vacuità, si comprende istantaneamente il carattere vuoto ed impermanente di qualsiasi manifestazione o categoria, in cui catalogare il flusso continuo del mondo.
L’insegnamento del Sutra si propone sotto forma di discorso che il mitico bodhisattva Avalokitesvara, simbolo cosmico della compassione, indirizza a Sariputra, discepolo storico di Gautama Buddha.

Questa forma indica in modo diretto uno stato trascendente ottenibile da qualsiasi ricercatore serio durante la vita: i versi puntano sia al cuore che alla mente, in una visione di abbandono totale della conoscenza convenzionale. Realizzando la suprema intuizione della Prajna Paramita la mente, come la luce, procede sia per quanti conoscitivi che per ondate di compassione. Non c’è parola ordinaria per descrivere l’intima unione al di là delle categorie. La serie di negazioni esposte – dei livelli percettivi, degli strati psicologici, delle categorie sensoriali, della catena delle sofferenze e dell’insegnamento stesso – indica uno stato in cui ogni sforzo è stato abbandonato e l’io trascendente coincide con la dimensione umana.

Il mantra finale è una formula verbale a cui si attribuisce il potere magico di aprire la mente all’illuminazione.

Esso esprime l’essenza della sapienza trascendente, in cui prende forma il discorso stesso di Avalokitesvara (il Signore del “sentire” che dirotta la parola verso l’interno).

L’adattamento ritmico che qui si propone è maturato attraverso il confronto di diverse traduzioni, inglesi, francesi e italiane, dell’originale testo sanscrito e della più tarda trasposizione giapponese.
Non è nato tuttavia con intenti di tipo filologico, sforzandosi piuttosto di restituire in modo “vivo” lo spirito del testo.

Definitosi a poco a poco, attraverso uno studio attento e col sostegno di una pratica meditativa costante, esso tenta di trascendere l’intrinseco paradosso del linguaggio nell’unica via, forse, possibile: esprimere la realtà di ciò che è indicibile attraverso il potere evocativo della parola poetica.

SUTRA DEL CUORE

o L’essenza della Visione Profonda

1 Puro sentire,che attinge al cuore di tutte le cose,
Avalokita,

2 affiso nell’intuizione perfetta,

3 vede fluttuare disciolte
le cinque mutevoli
soglie dell’io,

4 e recide la pena
che tutti accomuna.

5 Oh Sariputra,

6 ogni fenomeno affiora
dall’insondabile abisso,

7 che cela e trascende gli opposti:
la Vacuità.

8 La forma è vuoto,

9 il vuoto è forma,

10 ininterrotte, nella vastità cangiante,
trapassano le sensazioni,
le percezioni, le nostre
interiori reazioni,
e l’ampio dominio chiamato
coscienza dell’ego.

11 Oh Sariputra,

12 non ha consistenza
la serie infinita di tutte le cose,

13 non esistono nascita
e dissoluzione,

14 non c’è purezza né macchia,

15 né crescita, né diminuzione.

16 E dunque, nel vuoto,

17 insostanziale è ogni forma,
ogni interno richiamo
della mente e dei sensi,
ogni moto attivato
dalla volontà
e dalla coscienza evocato.

18 Illusorio è lo specchio dei sensi,
gli occhi, la lingua, il naso, le orecchie,
il corpo e la mente,

19 non possiede vita a sè stante
l’aspetto o il sapore,
il suono o l’odore,
il tatto o l’oggetto mentale.

20 Se dunque è apparente ogni cosa
e senza una propria sostanza,

21 non c’è da pensare che esista ignoranza
o di essa possibile fine,

22 e vecchiaia è illusione e la morte,
come pure la loro estinzione.

23 Ma se pur non c’è causa di pena,
non cessa la pena del mondo,
nè val, per estinguerla, Nobile Via,

24 perchè vuoto è ogni conseguimento

25 o completa rinuncia alla quale approdare.

26 Così, l’essere emerso dal buio,

27 compenetrato della Visione Profonda,

28 non ha il cuore e la mente ostruiti,

29 non alberga paura,

30 e sciolto da ogni illusorio richiamo

31 può riconoscersi libero, infine.

32 E chi, nell’immoto fluire del tempo,
si è aperto al puro sentire,

33 affidato alla Prajna Paramita,

34 realizza il supremo risveglio.

35 Conosci ora il cuore della Visione Profonda:

36 è il grande mantra incantato,

37 magia splendente

38 e suprema,

39 l’incomparabile mantra,

40 che scioglie ogni pena.

41 Non c’è inganno, ma rivelazione,

42 nel mantra che esprime l’essenza
dell’unico Vero

43 con queste parole:

44 Andare, andare oltre,
trascendere
approdare al di là,
nel cuore radiante e perfetto
del puro Risveglio:
adesso!

GATE, GATE
PARA GATE
PARA SAM GATE
BODHI, SVAHA ! HANNYA SHINGYO

a cura di Theodor Entai Rosenberg e Donatella De Col

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