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La mente e l’Ambiente di “Yang-Shan” – di John Tarrant, Roshi

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LA MENTE E L’AMBIENTE DI “YANG-SHAN”

– di JOHN TARRANT, ROSHI –

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Questo testo riguarda alcuni dei più fondamentali e delicati problemi spirituali.

Perciò, dovrebbe essere letto, citato e analizzato in un modo attento e sacrale.

Questo è un koan tratto dal Libro dell’Equanimità.

Yang-shan chiede ad un studente, “Quale è il tuo luogo natio?”

E lo studente dice, “Io vengo dalla Provincia di Yu”.

Yang-shan replica, “Hai considerato il tuo interno?”

E lo studente risponde, “Lo faccio sempre”.

Yang-shan: “Ciò che pensa è la coscienza, ciò che è pensato è l’ambiente circostante. All’interno di esso ci sono montagne, fiumi e la grande terra, torri, palazzi, persone, animali e le altre cose. Ma rifletti sulla mente che pensa. Vi sono molte cose là?”

Lo studente: “Io non ci vedo niente di niente”.

Yang-shan: “Esatto. Finché il grado di compren-sione è al livello di un essere umano, esso non è sufficiente…”.

Lo studente:”Sua Riverenza, Lei ha un qualche consiglio speciale?”

Yang-shan: “Non è abbastanza bene finché dici che in particolare non c’è nulla. D’ora in avanti, medita sul sedersi e sul vestirsi”.

C’è un poema al riguardo per questo caso. Abbracciando tutto senza nessun esterno,
Penetrando tutto senza essere ostruito,
Cancelli e muri come rupi, porte e serrature.
Quando il vino è sempre dolce, mette fuori gli ospiti.
Benché stia completando il pasto, rovina i coltivatori.
Spuntando all’improvviso fuori dal cielo chiaro,
L’uccello garuda allarga le sue ali al vento,
E scende in picchiata verso il mare blu.
Ed un fragoroso tuono segue il dragone volante.

La mia esperienza, durante il mio stesso addestramento, fu che intorno alla metà della sesshin, io cominciavo ad avere qualche sprazzo di comprensione degli antichi koan, che dopo la sesshin mi lasciava sempre. E su quella base, mi piaceva osservare questo koan in dettaglio per darvi il senso di dove noi entriamo nel Dharma, ed anche della forte serietà con cui gli antichi maestri consideravano la ricerca all’interno della realtà.

Yang-shan si trovava col suo insegnante Keui-shan, il co-fondatore della Scuola Zen Kuei-yang, (Giapp: Igyo), la Scuola degli Eguali. Egli visse nel nono secolo durante il fiorire della Dinastia Tang. Egli aveva un forte carattere e c’erano molte leggende su di lui.

Un giorno, un mago venne dall’India a trovarlo.

Il Mago disse “Ciao”

E Yang-shan disse, “Da dove sei venuto?”

Il Mago disse: “Dall’India”.

Yang-shan: “Bene, quando andasti via?”.

Il Mago: “Oh, questa mattina”.

Yang-shan: “Perché ci hai messo tanto?”

Il Mago: “Oh, io andai in giro per strada facendo il turista, passai per il Tibet, e cose così”.

Yang-shan: “Tu sarai un grande mago ma non hai nessun senso del Dharma. Tu non sai nemmeno chi sei”.

Ed il mago volò di nuovo verso l’India e disse ai suoi seguaci. “Io andai in Cina per cercare Manjusri ma invece ho incontrato un Piccolo Shakyamuni”.

Quello era il suo nomignolo, perché lui non aveva nessun altro modo di insegnare alle persone, diversamente da alcuni degli altri antichi insegnanti. Un antico maestro, per esempio, ogni volta che gli si faceva una domanda, si girava e si sedeva con la faccia verso il muro. Non importa cosa gli si chiedesse, “Qual è la sottile essenza del Buddismo?” egli si girava e si sedeva di fronte al muro. “Cosa c’è per pranzo?” Lui si girava e sedeva di fronte al muro – una tecnica molto semplice e potente. Ma Yang-shan si adattava sempre alla situazione.

C’è una quantità di storie su di lui coinvolto con poteri occulti, anche se lui dava loro molto poco valore. Un giorno venne un uomo, ed essi ebbero un lungo dialogo di Dharma. Yang-shan era il capo di un lignaggio che ora è morto, in cui c’erano novantasette simboli che venivano usati per
diversi domini di Zen, domini diversi di realizzazione. Per esempio, fu usato un cerchio, che era una forma di dialogo danzato, un tipo potente e drammatico di danza, e noi abbiamo solo un pò di questi simboli che restano in alcuni antichi koans. Così, questo pellegrino della Via venne ed ebbe un’intera danza con Yang-shan.

Egli entrò nella sala di meditazione e gli chiese, “Sai come leggere e scrivere?”

E Yang-shan disse, “Così come la mia professione richiede”.

Lo studente disegnò poi un cerchio nell’aria e disse, “Che carattere è questo?”

Yang-shan disegnò una croce sulla terra, ed il dialogo proseguì.

Lo studente fece il cerchio, vi corse intorno e disse, “Bene, che carattere è questo?”

Yang-shan vi girò intorno, aggiunse una cornice sulla croce e la trasformò nel simbolo buddista di buona sorte. Lo studente sostenne la luna con le sue mani, come una divinità guardiana, e disse, “Che carattere è questo?”

Allora Yang-shan disegnò un cerchio intorno al suo simbolo e lo studente si atteggiò come una divinità col suo pugno ed un fiero cipiglio e Yang-shan disse solo, “Bene, osservalo”.

E poi, così dice la storia, lo studente uscì dalla porta del tempio, avanzò nell’aria e scomparve. E poi venne uno dei discepoli di Yang-shan che gli disse, -*”Sai, quella persona si alzò davvero su nell’aria. Io ho confidenza con gli stati di meditazione ma io non so fare questo!”

Yang-shan disse, “Allora ti spiegherò il significato. Essa è l’ottuplice concentrazione, in cui l’oceano della consapevolezza si versa nell’oceano dei significati. L’essenza è la stessa, ma nei significati ci sono causa, effetto, simultaneità e una differenza nel tempo, totalità e distinzione. Questo non è null’altro che il nascondiglio del corpo di concentrazione”. Cioè, si deve contemplare il sedersi giù e il proprio vestirsi”.

Perciò, Yang-shan fu una persona straordinaria. In questo particolare caso, lo studente arriva e lui gli chiede: “Bene, da dove vieni?”, che è un’apertura standard.

E lo studente replica, “Dalla Provincia di Yu”,

Yang-shan immediatamente e rapidamente si muove verso lo studente e dice, -*” Cosa pensi che vi sia all’interno? “.

All’improvviso il dialogo si fa più duro. È come se cammini e stai parlando con un gatto, e all’improvviso scopri che è un gatto molto molto grande, con le strisce. Ma lo studente è abbastanza rapido e replica dicendo, “Lo faccio sempre”.

Qui, subentra il commento di uno degli antichi maestri, “Un luogo familiare è difficile da dimenticare”.

Ma poi Yang-shan si lancia in un’offerta meravigliosa, un puro regalo per lo studente. Egli in realtà vede che lo studente non può avvicinarglisi totalmente, ma lui lo manipola con la grazia e con il potere dell’eloquenza. “All’interno di esso vi sono le montagne, i fiumi e la grande terra, torri, palazzi, persone, animali e tutte le altre cose”.

In altre parole, il grande scenario che è sempre in vista, il grande evento delle nostre esistenze, va e viene sempre, dentro e fuori. Quindi Yang-shan dice, “Quello è l’ambiente, sì. Ma rifletti sulla mente che pensa, sulla coscienza che è consapevole. Non vi sono molte cose là?”

Ecco perché quando il secondo Grande Antenato, Hui-Ke, va da Bodhidharma e gli dice, “La mia mente non è in pace, io ti imploro, per favore, mettila in pace”.

E Bodhidharma dice, “Portami qui la tua mente ed io te la metterò in pace”.

E così Hui-Ke se ne va via per alcuni anni e poi quando ritorna lui dice, “Io ho cercato la mia mente, ma non sono riuscito a trovarla”.

Ed allora Bodhidharma gli dice, “Ecco, vedi! te l’ho messa in pace”.

E Hui-Ke fu illuminato.

Quindi lo studente di Yang-shan dice, “No, là non ci sono molte cose. Io non posso vederle. Io non vedo niente là – nulla, nulla, nulla”.

In meditazione, questa è una visione assai comune. Quando realmente si guarda molto in profondità è duro trovare qualche cosa.

Le persone dicono molte cose di questo stato. Hakuin lo descrisse come una lastra di ghiaccio che si stende per mille miglia, o come rupi di ferro e montagne d’argento, qualcosa di molto puro, forte ed informe. Dopo la sua esperienza di illuminazione, Hakuin la descrisse in un modo assai accurato nella sua bella calligrafia, consegnandola all’insegnante che era una persona difficile, a cui non piaceva molto vedere realmente i discepoli, ma poi da un certo studente fu persuaso ad incontrare Hakuin.

Così Hakuin gli dette il suo scritto, dicendo, “Bene, ecco la mia esperienza di illuminazione!”-

L’insegnante spiegazzò il foglio, lo gettò via e disse, “Perché non parli?”

Hakuin disse, “Non c’è niente da far presa”.

Così, Hakuin ebbe lo stesso punto di vista che aveva lo studente di Yang-shan. “Quando io guardo, non c’è nulla là”.

Nel caso di Hakuin, il suo insegnante l’affrontò in modo un pò diverso da Yang-shan, perché egli prese il naso di Hakuin e disse, “Io trovo facile presa di esso”, e torcendoglielo lo gettò giù dalle scale.
Hakuin ne fu assai offeso e se ne andò via sdegnato, ma più tardi lui tornò a riverire quel maestro, dopo che alla fine capì ciò che l’insegnante voleva dire.

Hakuin riporta, “Lui realmente non disse molto, ma solo sorrise un pò. Ma smise di chiamarmi il demone che dimora in un buco”.

Un insegnante duro che fece assai bene.

E così… “Io là non vedo niente “, disse lo studente a Yang-shan,

il quale rispose, “Ciò è corretto finchè si riferisce al grado di comprensione”.

Ciò ti porterà dove ti prenderanno le scritture ma quella non è l’esperienza dell’essere umano, la vera esperienza profonda dell’umanità. Yang-shan vuol dire che il grado di comprensione è tutto nei sutra e riguardo ad esso si può leggerlo, si può comprenderlo e si può anche averne una profonda esperienza piuttosto bella ma non è sufficiente a poterlo rivelare al mondo. Questo è ciò che voleva dire l’insegnante di Hakuin, nel chiamarlo “un demone che dimora in un buco”. Talvolta viene chiamato un cadavere che vive in una bara. Oppure il vampiro Zen. Noi dobbiamo andare oltre questo senso di vuoto delle cose.

Non è la stessa cosa come quando si assaggia il tè da se stessi. Come potresti spiegare un bacio a qualcuno che non ha mai baciato o mai sia stato baciato? Questa esperienza di “Io non vedo nulla di nulla” è l’ingresso nel grande mondo, ma se ci fermiamo là, è come stabilirsi in un campo nell’atrio o sul portico, fuori della grande casa, e per tutto il tempo pensare che noi si stia vivendo nel palazzo. Non è affatto una buona cosa valutare abbastanza solo la vacuità e la transitorietà e l’ombrosa insostanziale qualità eterna delle cose. Non è sufficiente. Yang-shan evidentemente vede il livello di essere umano come una cosa più alta, che è molto interessante. Lui dice, in effetti, può qualcuno essere un santo se prima non è un essere umano? Potrebbe mai qualcuno dimorare nell’eternità, se prima non deve venire qui e vivere con tutti noi per poter veramente divenire qualcuno che eleva la Via?.

Vi sono molti koans come questo. Un vecchio eremita battè il suo bastone prima dell’assemblea e disse, “Quando gli antichi arrivarono in questo luogo, perché non vi rimasero?”

Egli aveva uno di quei bastoni con i campanelli e perciò esso tintinnava. Nessuno poté rispondere. Quindi lui stesso rispose. “Non c’è nessun potere per la Via”.

Quando si è nella grande pace meditativa, la grande pace non è affatto sufficiente. Anche la consapevolezza dell’eternità della meditazione dall’inizio del tempo è un tipo di grande pensiero. Se voi siete fermi là, ciò è stato paragonato al sedere in cima ad un palo assai alto da cui dovete buttarvi giù. In questo dialogo, lo studente poi dice qualcosa che io penso essere buono. Egli fu bloccato e si fermò. Gli capitò lo shock del Dharma, in cui le idee con cui noi siamo stati familiarizzati non sono più così reali, ma nient’altro ha riempito il loro posto e così c’è quel senso di essere rivoltati all’interno. Io ho conosciuto persone che a questo punto vomitavano; un’amica mia passò invero cinque giorni dimenandosi fuori della sala di meditazione, rigettando e vomitando, e tutti dovettero prendersi cura di lei.

Lei stava in un dormitorio, in una stanza con altre cinque donne, e da quel dato giorno lei perse totalmente la cognizione del tempo e le persone dovevano portarla per mano su nella sala di meditazione, mostrarle il cuscino, lei si sedeva, poi si dimenava e cadeva all’indietro e le amiche dovevano riportarla indietro e metterla a letto, alimentarla e tutto il resto.

E dopo circa cinque giorni lei uscì da questo stato ed io le chiesi, “Beh, allora che è successo?”

E lei mi disse, “Io ero seduta nella fila del dokusan ed io notai che il muro incontrava precisamente il pavimento. E mi sentìi subito felice”.

Poi lei poté rispondere a tutte le domande koan e si mise a ridere per il resto della sesshin. Tutto fu messo a soqquadro.

Lo studente di Yang-shan, in questo stato di shock, chiese, “Lei ha un consiglio speciale per me?”

E Yang-shan rispose, “Non si può dire che non vi sia nulla di speciale. E non è sufficiente dire che non c’è niente di speciale. Non è esatto. D’ora in avanti, medita sul sedere in zazen e sul portare i vestiti”.

Così, Yang-shan ci chiede di guardare nella nostra propria vita, e trovarvi la verità qui, nel sedersi giù e portare i vestiti. Questa non è la magia di persone che avanzano nell’aria e scompaiono. Questa è una magia ben più grande…

Yang-shan ed il suo insegnante avevano una insolita relazione, essi erano molto simili e c’era un tipo speciale di caloroso sentimento nella loro connessione. Molti insegnanti spingevano in modo assai brusco i loro studenti, ma Keui-shan e Yang-shan crearono per gli studenti un fosso in cui farli cadere, io credo. E ci sono molte situazioni che finiscono con loro che sono d’accordo l’un con l’altro, mentre Lin-chi perfino sul suo letto di morte, nominò suo grande successore un asino cieco. “Chi crederebbe mai che il mio vero Dharma verrà ereditato da quest’asino cieco?” lui disse, montandovi su barcollando e colpendolo per l’ultima volta.

E quello fu il modo in cui un suo studente trovò la successione, che era il suo encomio, incoraggiandolo a restare vivo, ed a continuare a muoversi.

Un giorno, Keui-shan e Yang-shan erano seduti a prendere il tè e Keui-shan disse, “Supponi che qualcuno ti chieda, “Se uno dice che tutti gli esseri senzienti hanno una disordinata coscienza karmica e non hanno nessuna base su cui affidarsi – tu cosa diresti?”.

Yang-shan rispose, “Beh, se appare qualcuno, io lo chiamerei, e quando lui gira la testa, immediatamente io gli direi: ‘che c’è?’ – e mentre lui esita, io aspetterei e poi gli direi, ‘C’è non solo la disordinata coscienza karmica, ma non c’è nessuna base su cui contare!”.

E Keui-shan disse, “Oh, bene”.

Entrambi erano molto dotti e acuti e rapidi nella mente, ma c’era anche quest’attenta amichevole qualità della relazione tra loro due, in cui l’insegnante approva solo e dice, “Oh, bene”.

C’era un senso di giocosità. Io penso che sia bene ricordare che anche i più grandi si preoccupassero circa il più piccolo dettaglio nel trasmettere la Via, fin da lungo tempo.

Io penso che il tipo di compagnia nel Sentiero sia parte della profonda matrice dello Zen. È una cosa preziosa sedere l’uno con l’altro, ed un grande aiuto nel Tao. Molte volte, veniamo istruiti dai nostri pari e l’un l’altro ci sosteniamo nel nostro zazen. Quando noi si sta sedendo con una devota attenzione, non facciamo solo il nostro zazen, ma in un certo senso conteniamo l’intera sala di meditazione e anche tutti coloro che ci stanno intorno ne vengono un pò cambiati. Nella vita umana vi è un grande campo di effetti, io penso, e quando facciamo zazen noi diventiamo un pò più consapevoli di essi. Ogni qualvolta noi siediamo, noi sediamo con tutti quelli che si sono sempre seduti. E benché noi siamo seduti di fronte ad un muro, ciò non vuol dire che non si sia socievoli. Quanto più è profondo il nostro zazen, più intimo e socievole diviene il nostro collegamento con gli altri. Questo genere di collegamento che noi abbiamo nella vita ordinaria, a volte estremo quando è comune, è in grado di sentire e toccare la mente. Attraverso lo zazen noi possiamo comprendere come questo profondo collegamento l’uno con l’altro sia naturale, e non è solo una questione di trovare la nostra attenzione in condizioni estreme, ma ogni giorno qualcosa, solo sedendosi e portando vestiti, con cui noi siamo sempre in comunione. Quindi io penso che una delle basi profonde dello Zen sia questo tipo di amore, sia per la Via che l’un per l’altro tra coloro che fanno la Via, tutti sforzandosi e facendo del nostro meglio, e anche facendo qualche volta del nostro peggio, ed ancora essa è una questione di amore per la Via.

Un’immagine mi viene in mente, forse è una scultura in legno di Hokusai, di tutti quei ciechi che barcollano insieme attraverso un ponte, tenendosi per mano, e chi sta davanti li sta guidando con un bastone – il maestro evidentemente – e tutti gli altri si sostengono a lui. Ed è assai bello, molto puro. Là vi è la grande vita, proprio là, e finché noi manteniamo il tenere le mani, noi di sicuro arriveremo là.

Dopo aver seduto per molto tempo da solo, quando andai la prima volta ad un centro di pratica e addestramento e divenni parte di un gruppo, io avevo delle riserve riguardo ad esso. Non mi era mai accaduto di credere che fosse una buona cosa da fare, o che avesse potuto aiutarmi. Ma quando scoprii che mi aiutava a divenire parte di un gruppo e sedere con altri, allora io fui accolto da uno studente anziano che non pretendeva di saperne molto più di me, anche se però davvero ne sapeva di più, ma lui mi incoraggiò, mi diede un senso della realtà della Via e che di quello che io stavo facendo ne valeva la pena. E ciò, in qualche modo approfondì il mio zazen, il fatto che lui prendesse così seriamente il suo proprio zazen ed incoraggiava me per farlo, come lui diceva sempre: “Anche se non lo fai in questa vita, va bene se lo farai nella prossima vita”. Noi sedevamo intere notti insieme in sesshin. Io ricordo la prima volta che lui fu Jikijitsu, egli venne e si scusò per non sedere con me perché lo sforzo di essere stato Jiki gli aveva fatto così tanto male alle ginocchia che lui doveva andare a letto. Ma lui sperava che io potessi in ogni modo restar su a sedere. Noi siamo ancora molto amici.

Questo tipo di relazione è molto importante, il vero insegnamento in cui noi ci sosteniamo l’un l’altro in zazen. Noi non stiamo facendolo solo per noi, noi lo stiamo facendo per tutti gli esseri, ed io penso che questo sia consolante, che questo sincero sforzo non è mai sprecato. Questo davvero non è un sentiero solitario, anche se ognuno di noi si prende la sua propria individuale responsabilità.

Gli effetti del vostro riportarvi allo zazen, di scoprire che lo zazen sorge automaticamente, sono sentiti da ognuno. Ed il paradosso è che più profondamente voi fate il vostro zazen, e meno vi è preoccupazione per lo zazen delle altre persone, più profondamente vi prendete cura delle altre persone e miglior cura per le altre persone voi avrete e più naturali sarete. La vera compassione è questo movimento naturale che non è diverso dal zazen e non vi porta fuori dal vostro zazen. Hsueh-feng, (Seppo) un altro forte carattere dello Zen, fu illuminato da uno studente amico più giovane di lui, chiamato Yen-tou (Ganto). In una famosa storia, essi furono colti insieme dalla neve in un villaggio chiamato Monte Testuggine. Hsueh-feng era seduto in modo molto duro, meditando, tentando di ottenere l’illuminazione. Ed il suo amico Yen-tou ebbe compassione per lui vedendo ciò, ma ciononostante si mise a dormire per alcuni giorni, finché il tempo fu bello. Poi lui aprì gli occhi e sfidò il suo amico. Io penso che questo punto sia molto importante. Egli non fece nulla nell’immediato. Lui appena si sedette e aspettò. E, sapete, qualche volta è buono aspettare. Qualche volta non è possibile insegnare a qualcuno ed il tempo deve essere giusto, ed è realmente importante avere il senso che aspettare possa essere una cosa molto buona, un cosa molto fertile.

Noi aspettiamo che le stagioni cambino. Stiamo sempre aspettando che venga il nostro tempo, o che nel Tao appaia quell’apertura in cui poter passarvi attraverso, e toccare qualcuno. Mentre se ci fossimo mossi prima, tutto sarebbe stato errato – nessun punto, nessun effetto. Talvolta la cosa più giusta da fare è aspettare. Nell’’I-Ching, l’esagramma che riguarda l’attesa, dice che ci si dovrebbe contentare di aspettare, si dovrebbe mangiare e bere ed essere di buon umore. Non dobbiamo essere troppo severi riguardo all’aspettare, perché noi siamo in sintonia con le stagioni. È il giusto tempo per aspettare.

Quindi Yen-tou passò alcuni giorni dormendo ed aspettando e poi si svegliò e disse, “Cosa stai facendo, seduto là come un Buddha di legno, ai lati della strada?”,

e il suo amico disse, “Il mio cuore non è in pace, ecco perché sono qui seduto in modo così duro”.

E Yen-tou allora sentì che lui era pronto, e si chinò’ su di lui, interrogandolo sulle sue esperienze. Hsueh-feng, che era già abbastanza avanti nel Dharma e sedeva ormai da ben trent’anni, disse: “Bene, tu sai che io ho avuto varie esperienze, una volta quando io incontrai Tung-shan fu come lasciar cadere il fondo di un secchio, e poi più tardi, quando incontrai Te-shan…”.

E Yen-tou lo interruppe, gridando a squarciagola, “Non sai che il tesoro di famiglia non entra attraverso la porta, ma esce proprio dal tuo petto e copre cielo e terra!”.

E Hsueh-feng fu subito illuminato. E così egli saltò su e giù dicendo, “In questo momento, il villaggio del Monte della Testuggine è diventato illuminato”.

In questo momento, l’intera Strada di Gorricks e tutta la vallata giù fino al Traghetto di Wisemans sono state illuminate. Così, egli conobbe tutta la sua connessione, l’intero collegamento, l’intero mondo, compresa l’Australia, ed esso fu totalmente illuminato nel tempo, indietro fino alla terra di Gwandana, ed avanti, molto avanti, fino a quando la terra cadrà nel sole. L’illuminazione si estende in tutte le direzioni di spazio e di tempo.

C’era un samurai-monaco che aveva una predilezione per sedere tra le montagne. Lui amava la solitudine e l’introversione e veramente voleva stare nel silenzio, ma egli dovette venire in giù per essere un samurai nella confusione della città.

Lui disse, “Io invero, desideravo essere un eremita su in mezzo alle montagne, una solitaria persona della Via, e se lo avessi fatto, io sarei stato quello che viene chiamato un buon uomo della Via. Ma così io non avrei mai capito quanti difetti avevo. Ora io sono una persona ordinaria del mondo, ma io sono molto consapevole dei miei difetti!”

Questo è il livello di un vero essere umano. È meraviglioso poter scoprire le nostre colpe e i nostri difetti – sì! ciò è qualcosa con cui possiamo lavorare. Il problema per i nostri amici sono i nostri difetti che noi non conosciamo. Penso che quando avremo scoperto i nostri difetti ed avremo in qualche modo accettato di averli e non cercheremo più di nasconderli, ma saremo disposti a lavorare su di essi e tirarli fuori da sotto il letto, le altre persone troveranno più facile farlo anche loro. È solo quando noi ci vergognamo di essi, ed essi escono fuori in una forma meschina, che è duro aver a che fare conn essi.

Quindi, ecco perché noi stiamo sedendo qui insieme con gli uccelli e gli alberi ed tutto il resto.

Noi dobbiamo scoprire il Modo in cui siamo uguali agli uccelli ed agli alberi e allora poi rideremo con Yang-shan riguardo al sedersi e al portare i vestiti. Quando tutto è profondo ed in pace, è più facile diventare sereni e trovare la serenità come un tipo di mite ed amabile prigionia.

Ma quando si risveglia l’amore della Via, si risveglia quell’amicizia della Via, noi camminiamo insieme e non facciamo affidamento solo sul samadhi, perché quando il samadhi finisce, anche la pace e l’equanimità finiscono. E così, all’interno, la pace trova quell’unità con il koan, con tutti gli antichi maestri, trova l’equanimità anche quando finisce lo zazen, con ciò trova l’equanimità. E poi, in profondità, l’equanimità sarà sempre qui, con la pioggia o col bel tempo.


Liberamente tradotto in Italiano da Alberto Mengoni (Aliberth) – per conto del Centro Nirvana- Ad uso esclusivo dei soli meditanti e dei lettori del sito. ——–


Tutelato in base ai diritti d’autore. Questo documento appartiene a John Tarrant, Sangha del Diamante, Santa Rosa, California, Stati Uniti d’America. [Questo documento può essere acquisito via file nella sottodirectory FTP COOMBSQUEST sul nodo COOMBS.ANU.EDU.AU. Il nome del file ftp del documento e l’elenco del percorso sono dati in coombspapers top level Index-file][versione: 23 novembre 1993]

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