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Al Palazzo Armonici di Bardo Jäger

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In una valle di montagna tra Ticino e Piemonte, scopriamo i segreti di un etnografo della musica sacra. Tra il lusco e il brusco, abbiamo provato per voi una sensazione del tutto particolare: quella di essere strumento musicale.

italie-2.jpgDieci anni fa c’era uno sport popolare tra i nerd, si chiamava Googlewhacking. Si cercava di bucare Google con una parola chiave priva di risultati, scovando terreno vergine dove nessuno avesse ancora pascolato. Confesso di non esserci mai riuscito. Per questo ho goduto sommamente nel trovare un Googlewhack in val Onsernone, la settimana scorsa. Lì sopra, nella montagna di Locarno, c’è un B&B che nasconde una storia interessante, scolpita nella pietra di una casa antica e senza pretese. La storia, come ogni buona storia, include i Templari. Non ce ne è traccia sul web. A noi la ha raccontata Bardo, il custode geloso che ha dato una nuova vita alla casa, col nome di Palazzo Armonici.

Cosa lega Bardo ai Templari? Sicuramente i viaggi in Medio Oriente. I cavalieri del Tempio qui erano arrivati per combattere l’Islam, da qui invece Bardo è partito per assorbire dall’Islam i segreti del suono. Lui poi è arrivato fino al buddismo, in Tibet e in Cina. E come ogni buon viaggiatore ha riportato a casa un sacco di souvenir. I suoi sono piuttosto particolari: campane, gong, chitarre tanpura dall’India, ciotole curative dal Tibet. Palazzo Armonici oggi è un piccolo museo, con quattro sale dedicate a suoni antichi e sacri. E’ un museo vivente: i visitatori arrivano qui da tutta la Svizzera perché Bardo con il suono cura le persone. Anche io ero arrivato là per questo.

La prima cosa che ho visto son stati due o tre grossi gong cinesi, e due lettini. I gong li ho sentiti suonare per la prima volta: per me erano qualcosa di conosciuto solo per stereotipo, mai sentiti dal vivo. L’esperienza merita da sola il viaggio. Bardo ci ha spiegato che stavamo ascoltando meno del 20% della potenza sonora che i gong possono generare, e già così sprigionavano una buona quantità di energia. L’effetto è molto interessante musicalmente: un buon gong emette frequenze che vanno dagli infrasuoni agli ultrasuoni dei 60 mila Hertz e decade in maniera lenta e complessa. Ma quello che colpisce è l’effetto percepito a livello fisico: una sensazione istintiva di potenza e spavento, come quella che si avverte durante una scossa di terremoto. Deve essere qualcosa di simile a quanto si prova davanti alle grandi cascate africane o americane: la potenza immensa della natura. La direzione forse è quella del terrore sacro. Ma Bardo è un tipo dimesso, la sacralità è più che altro quella del silenzio. Lui con i gong ci fa anche il bagno ai pazienti: li mette dietro allo strumento e li inonda di suono. Dice che rilassa i muscoli. Io lo avrei provato molto volentieri, specialmente dopo aver apprezzato l’altra sua creazione, il lettino musicale.

Lo avevo visto il giorno prima, quando Bardo ha suonato un’ignara turista svizzera. Appena finito le ho chiesto cosa avesse provato: mi ha detto che era come stare in una culla, in una navicella su di un fiume. Curiosità alle stelle, non vedevo l’ora di sdraiarmici anche io. Il mio momento è arrivato la mattina dopo. Il primo effetto non è stato tutto quello che mi aspettavo: bellissima la musica, forse troppo alte le frequenze per avvertirle nel fisico come mi immaginavo. Il bello è venuto dopo. Bardo ha costruito il lettino musicale come un enorme strumento a corde: ti sdrai sopra e da sotto lui ti suona su questa chitarra a misura d’uomo. Praticamente, ci spiegava, la persona diventa tutt’uno con lo strumento: il corpo fa da cassa armonica e determina il suono specifico dello strumento. Ogni persona accorda il lettino diversamente. E Bardo sostanzialmente ti suona per una bella mezz’oretta. Poi ti fa una diagnosi. Sì perchè dal timbro del suono, capisce il tuo stato di salute. Ve lo dicevo che Palazzo Armonici è la casa della musicoterapia, non mi credevate? Finito il lettino, sono arrivati gli effetti benefici: mi son ritrovato a risuonare con una vibrazione di gioia lunga una decina di minuti. Un effetto leggero ma molto percepibile, mai avuto con nessuna delle tante tecniche energetiche che ho provato in passato. Fantastico.

Tornando a ritroso a quei due giorni da Bardo, per quanto esotici e primordiali i suoi strumenti, ricordo di aver pensato che la cosa più bella era sentirlo cantare. Ci ha fatto un piccolo concerto, nella saletta affrescata che è rimasta dall’epoca in cui Palazzo Armonici era un convento dei Carmelitani. Meraviglioso il suo canto bifonico. Grazie Bardo!


– Fonte : www.travelblog.it




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