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Cristiani, buddisti, musulmani: tutti insieme per il presepe

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I bambini di terza stanno ritagliando la lana verde per fare il prato. Sull’armadietto sopra la loro testa ci sono i personaggi già finiti. Sono fatti avvolgendo la lana sopra delle bottiglie e poi con la colla vengono attaccati pezzetti di stoffa colorata per fare i vestiti. C’è il personaggio biondo e quello con i ricci neri, quello vestito con un rosso poncho peruviano e quello con una veste che ricorda il «boubou» tradizionale senegalese. Sono pronti per il presepe multietnico affidato alle terze della scuola elementare Marconi di Grassina, Bagno a Ripoli. In classe hanno parlato di immigrazione quest’anno e hanno guardato sul mappamondo dove sono i Paesi da cui provengono alcuni dei genitori dei bambini della classe. La mamma svedese, la famiglia peruviana, quella kosovara, il babbo che viene dall’Egitto e la famiglia arrivata dal Senegal.

Spiegano le insegnanti che circa un 20 per cento dei bambini della scuola ha una famiglia che viene da altri Paesi. «Il Natale può essere anche il modo di radunare tutte le etnie in un unico progetto». La capannuccia è già sistemata davanti al mappamondo, il Gesù bambino e Maria sono i primi personaggi ad aver preso posto. Sono biondi e hanno abiti bianchi e azzurri. Anche le quarte parlano di immigrazione ma pensando ai barconi che arrivano a Lampedusa. La barca è fatta di giornali, il Gesù bambino sarà cullato da questa imbarcazione e tutto attorno ci sarà il mare. Il progetto è da perfezionare, ancora un po’ di tempo c’è. Il lavoro si fa a piccoli gruppi, nelle ore in cui in classe ci sono due insegnanti, in compresenza, come si dice a scuola, anche se con le ultime riforme queste ore sono sempre meno anche per il tempo pieno e fare progetti impegnativi è sempre più faticoso, confessa l’insegnante di religione che segue la fabbricazione di tutti i presepi.

La Marconi di via Lilliano e Meoli ha una tradizione di progetti legati ai presepi che è lunga 30 anni. Mai interrotta, mai messa in dubbio, qui. Le insegnanti si consultano già da settembre per pensare quali idee portare avanti per i presepi, quali materiali e quali riflessioni fare con i bambini. Ritagli di carta per le prime, un trittico di legno con le sagome ad albero di Natale con tre scene dipinte per le seconde, la terracotta per le quinte. L’impegno che la scuola mette nel progetto presepi non è uno scherzo.

C’è una mensola vicina alla palestra piena delle coppe che sono state vinte dalla scuola Marconi negli anni in cui alla basilica di San Lorenzo c’era il concorso dei presepi. E la scuola di Grassina si è portata via tanti primi premi, gli attestati sono appesi nella stanza dei materiali e del teatro. Per qualche anno i commercianti del paese hanno voluto accogliere i presepi dei bambini della scuola nelle loro vetrine, oggi c’è la partecipazione all’iniziativa «Capannucce in città».

Tutti i bambini della Marconi lavorano al loro pezzo di presepe, cattolici, ortodossi, musulmani, buddisti, ebrei. Non c’è nessuna differenza. Raramente, molto raramente i genitori chiedono di esonerare da questo lavoro i figli, spiegano le insegnanti. Spesso sono famiglie testimoni di Geova o famiglie atee che non vedono di buon occhio i simboli religiosi natalizi. Il preside dell’istituto comprensivo Caponnetto (di cui la Marconi fa parte) Marco Panti, ogni anno viene a fotografare i presepi più belli e le foto servono per i messaggi di auguri a tutto il mondo della scuola. «Diffido dei falsi laicismi, certo non si impone nulla a nessuno ma non si può negare la nostra cultura cristiana nelle scuole e il presepe ne fa parte». Panti lancia una provocazione, simile a quella a cui nei giorni scorsi ha dato voce la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: «Ai docenti che pensano che il presepe non si debba fare e votano per le feste d’inverno bisognerebbe dire di votare anche per annullare le vacanze natalizie, utilizzare quei giorni invece in servizi per la didattica».

Sul sito dell’istituto Caponnetto c’è la circolare che il dirigente ha diffuso il primo dicembre per esortare alunni, genitori, docenti e custodi, a far sì «in coerenza con lo stato d’animo proprio di tale periodo», che gli ambienti scolastici possano dare «serena e visibile espressione» delle festività natalizie, «conformemente ai canoni e alle tradizioni in uso nella cultura del nostro Paese». Poi certo, ogni insegnante è libero di rappresentare il Natale come vuole, spiega il dirigente, e se la Marconi è la scuola dei presepi, in altri istituti del comprensivo la programmazione dei lavori natalizi magari è completamente diversa. «Ma se qualcuno venisse a propormi feste d’inverno al posto del Natale troverebbero un muro», conclude Panti.



Fonte: Corriere fiorentino


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