Secondo gli esperti la campagna potrebbe attrarre i militari della giunta militare i quali, a 18 mesi dal colpo di stato, stanno lottando per rafforzare il loro consenso. Essa si serve specialmente del crescente sentimento anti-islamico in un paese in cui la tolleranza religiosa è stata sempre presentata come un fiore all’occhiello .
Entrambi gli stati sono a forte maggioranza buddista, ma fino ad oggi la Tailandia è riuscita a scampare alle violenze religiose che in Birmania hanno ucciso centinaia di persone, di cui la maggior parte musulmane. Ora, però, gli attivisti della campagna vogliono inserire il buddismo come religione ufficiale di Stato nella nuova costituzione.Questi ultimi si rifanno al movimento Ma Ba Tha, un influente gruppo guidato da monaci che ha spinto il governo birmano ad approvare delle leggi a favore dei buddisti.
” Quello che è successo in Birmania conferma i nostri timori, cioè che il Buddismo è minacciato attraverso dei “mezzi sottili” ha dichiarato l’attivista Banjob Bannaruji, che siede al Comitato per promuovere il Buddismo a religione di Stato. Banjob ha spiegato che è da decenni che i buddisti tailandesi insistono affinché venga approvata una legge sulla religione di stato, e che l’esempio birmano li ha spronati a fare ” dei concreti tentativi per rendere ciò possibile”.
La costituzione tailandese è stata distrutta in seguito alla presa del potere da parte dei militari a maggio del 2014 ed è stato selezionato un comitato col compito di redigerne una nuova. Prima delle elezioni generali, possibilmente nel 2017, sarà indetto un referendum capace di restaurare la democrazia.
Un precedente tentativo di includere il Buddismo come religione ufficiale nella costituzione del 2007, redatta in seguito al colpo di stato militare, è andato in fumo. Ma stando a quanto dichiarato da Ekachi Chainuvati, studioso di diritto costituzionale all’università del Siam (Bangkok), questa volta i sostenitori della campagna hanno delle migliori probabilità.
L’adozione di una religione di stato buddista potrebbe aumentare il sostengo popolare attorno alla costituzione e conferirebbe al referendum più chanche di essere approvato. Amorn Wanichwiwatana, portavoce del Comitato per la redazione della Costituzione ha detto di non poter rilasciare commenti riguardo la possibilità di tale avvenimenti. “Ma dobbiamo essere pronti ad ascoltare qualsiasi suggerimento” ha aggiunto.
Il governo militare birmano ha approvato un pacchetto di quattro leggi per “la protezione della razza e della religione” su ordine del movimento Ma Ba Tha. Gli organi di tutela dei diritti umani hanno condannato le leggi in quanto discriminatorie verso musulmani e donne.
Mentre l’influenza del Ma Ba Tha è cresciuta, il Buddismo tailandese è stato scosso da vari scandali. Alcuni monaci sono stati accusati di furto, trasporto di droghe e di aver intrattenuto rapporti sessuali, provocando la reazione di molte persone che hanno chiesto una ristrutturazione dell’istituzione. La legge sulla religione di stato permetterebbe allora ai futuri leader del paese di vigiliare meglio i monaci e di riformare una “religione trascurata » ha spiegato il militante Banjob.
Il suo gruppo ha in programma di radunare un milione di firme durante le funzioni religiose e via internet, per dirigere una petizione al Comitato per la redazione della Costituzione.
Le statistiche ufficiali pertanto non danno l’idea di una religione in declino. Durante lo scorso decennio il numero di templi buddisti è aumentato del 15% fino a raggiungere i 39 000. Il numero di monaci ammonta invece a 350 000.
In ogni caso Somchai Surachatri, potavoce del Ufficio nazionale del buddismo, un’agenzia governativa incaricata della protezione della religione, ha affermato che un giorno il Buddismo potrebbe essere “divorato”. Ha raccontato di aver ricevuto degli avvertimenti sul fatto che i musulmani stanno acquistando terreni per edificare delle moschee in tutte le provincie tailandesi.
Tali dichiarazioni fanno eco al Ma Ba Tha, il quale pretende che l’Islam stia eclissando il Buddismo in Birmania. Sunai Phasuk, un ricercatore tailandese per il Human Rights Watch, ha riferito “un crescente senso di sospetto” nei confronti dei musumani. Le recenti proteste di monaci e laici hanno arrestato la costruzione di moschee e delle fabbriche di cibo halal nel nord della Tailandia.
Un ulteriore motivo dell’intensificarsi del sentimento anti-islamico, ha spiegato Sunai, è stato lo scontro tra le forze governative e un gruppo di insorti appartenenti all’etnia Malay musulmana, che dal 2004 ha causato la morte di circa 6 500 persone. Aphichat Promjan, un monaco che insegna al Wat Benjamabophit, famoso tempio di Bangkok, è convinto che l’omicidio dei monaci da parte degli insorti meriti una reazione altrettanto spietata.
Per ogni monaco ucciso “una moschea dovrebbe essere messa a fuoco, a cominciare dalla parte settentrionale del sud della Tailandia”,ha scritto su facebook Aphichat, il 29 ottobre. Il post, accompagnato da macabre immagini, è stato condiviso almeno 2000 volte. Ma ha anche suscitato indignazione: ” Non sono d’accordo con quest’idea violenta, che cerca di mettere fuoco al fuoco,” una persona ha commentato in tailandese.
Fonte : The Buddhist Channel