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Giornalismo e Buddismo sono in contrapposizione ?

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L’attività giornalistica, almeno quella in cui ci imbattiamo più frequentemente, sembra per molti versi antagonistica ai precetti del Buddismo. Eppure, è possibile sperare in un giornalismo che segua la via buddista dell’illuminazione? Esiste un modo per fare del giornalismo senza cadere negli errori da cui il Buddismo ci mette in guardia?

Per rispondere a queste domande ci viene in aiuto la riflessione del professore e giornalista Shelton A. Gunaratne, il quale attualmente insegna giornalismo nell’Università dello Stato del Minnesota. Nel 2006 lo Sri Lanka Guardian, giornale del suo paese di origine, ha pubblicato una breve versione del suo saggio sul gionalismo secondo una prospettiva buddista. Noi lo siamo andati a ripescare per trarne una sorta di manifesto del giornalismo buddista.

Il professor Gunaratne ritiene che l’approccio buddista al giornalismo debba affondare le radici nelle Quattro Nobili Verità alla base del Buddismo.

1. La prima verità riguarda la ti-lakkhana (esistenza) caratterizzata dal dukka (sofferenza), l’anicca ( cambiamento) e l’anatta (assenza dell’io) e possiamo ricavarne i seguenti principi giornalistici :

– Riconosci che tutto è soggetto al cambiamento e assumi il ruolo di alfiere del cambiamento costruttivo piuttosto che quello di difensore dello status quo.

– Riconosci che l’assenza dell’io è la realtà dell’esistenza, e trattieniti dall’enfatizzare eccessivamente l’individualismo, anticamera dell’egocentrismo. Focalizzati maggiormente sullo sforzo cooperativo evidenziando l’ interdipendenza a diversi livelli – internazionale/globale, nazionale, o locale.

– Comprendi le ragioni dell’esistenza del dolore, e trattieniti dall’utilizzare il giornalismo per promuovere incoscientemente l’attaccamento al desiderio.

2. La seconda verità  sostiene che la sofferenza ha origine nell’attaccamento al desiderio e la terza verità ci spiega per l’appunto che si può  porre fine alla sofferenza soltanto rifiutando l’attacamento al desiderio. Nel buddismo, queste due verità sono sinteticamente espresse nella dottrina del paticca samuppāda (originazione interdipendente) che ci ricorda che tutto é intercorrelato. Ne ricaviamo i seguenti principi :

– Comprendi il significato della causalità reciproca per l’interpretazione e l’analisi giornalistica. Non rimanere ancorato al ragionamento lineare di causa ed effetto. Analizza problemi e soluzioni alla luce di una “integrazione articolata” – il sentiero di mezzo tra atomismo ed olismo.

– Difendi la necessità per l’ umanità di lavorare in sintonia con la Natura, inclusa tutta la sua flora e la sua fauna, poiché ogni cosa è funzionalmente intercorrelata, e nulla è interamente indipendente.

– Non incoraggiare l’ abbondanza dei consumi “poiché il consumo è un mero mezzo per raggiungere il benessere” ed il “nostro obiettivo è quello di ottenere il massimo del benessere con il minimo del consumo”.

3. Secondo la quarta verità, liberarsi dalla sofferenza è possibile attraverso la pratica del Nobile Ottuplice Sentiero, noto anche come Sentiero di Mezzo. Tale pratica riguarda principalmente tre fattori : pañña (saggezza) la quale si esercita sottoforma di giusta comprensione/visione e giusto pensiero/concezione , silla (virtù o condotta morale) la quale si esercita attraverso la giustezza della parola, dell’azione e del sostentamento, e samādhi (concentrazione o sviluppo mentale) che si declina come giustezza dello sforzo, giustezza della memoria e giustezza della concentrazione . Gli orientamenti etici al giornalismo che ci fornisce sono :

– Segui il Sentiero di Mezzo ed evita gli estremi in ogni questione. Il giornalismo deve comunicare l’ idea che le persone sono tutte egualmente importanti.

– Segui il sentiero della giusta comprensione/visione (samma ditthi): tendi verso la comprensione di sé per come si è davvero. Il Buddismo insegna che si è morali solo quando si é se stessi.

– Segui il sentiero del giusto pensiero/concezione (samma sankappa) secondo questa triplice forma: pensieri di rinuncia che si oppongono a quelli del piacere dei sensi; pensieri gentili che si oppongono a quelli ostili; pensieri inoffensivi che si oppongono a quelli crudeli. Ciò implica un impegno verso l’auto-miglioramento etico e morale.

– Segui il sentiero della giustezza della parola (samma vaca): astenersi dalla menzogna e dalla parola che divide (ad esempio, scrivere con pregiudizio), dalla parola ingiuriosa (ad esempio, la diffamazione) e dalla chiacchiera oziosa (ad esempio, gossip).

– Segui il sentiero della giustezza dell’azione (samma kammanta): non uccidere e non rubare, in primis.

– Segui il sentiero della giustezza del sostentamento (samma ajiva) evitando di compiere attività lesive nei confronti del prossimo e dissuadendo chiunque altro da fare altrettanto.

– Segui il sentiero della giustezza dello sforzo (samma vayama), che si compone di quattro passaggi: lo sforzo per eliminare il male che è già emerso, prevenire il sorgere del male non ancora emerso, sviluppare il bene che è già emerso, e promuovere il bene che non è ancora emerso.

– Segui il sentiero della giustezza della memoria (samma sati), che si basa su quattro pilastri : riflessione relativa al corpo (kāya); al sentimento (vedanā) – repulsivo, attrattivo, o neutrale; al pensiero; e alle idee (dhammā) sui fenomeni di cui si è avuta esperienza. Tale riflessione consente il superamento della bramosia e del malcontento.

– Segui il sentiero della giustezza della concentrazione (samma samadhi), che consiste nel raggiungimento dei quattro stadi preliminari di contemplazione, culminanti nello sviluppo dell’equanimità o di una percezione priva di pregiudizio.

Principali differenze fra giornalismo tradizionale e giornalismo buddista

Ora, sempre secondo il prof. Gunaratne, se proviamo a mettere a confronto i principi etici summenzionati con quelli del giornalismo tradizionale ci accorgiamo delle seguenti differenze:

– L’obiettività, principio alla base del giornalismo tradizionale, differisce molto dalla verità buddista. Nel buddismo si crede che “molte verità si trovino tra due punti di vista estremi”. Secondo Budda si può accettare come vera un’affermazione solo quando si ha una “personale conoscenza” della stessa, tenendo in considerazione il punto di vista del saggio. Ciò che egli definiva come conoscenza oggettiva é una conoscenza figlia dell ‘esperienza e acquisibile attraverso la concentrazione, lo sviluppo mentale (samādhi) e la saggezza (pañña).

– Per il giornalismo classico affinché una fatto sia notiziabile bisogna trattarlo con tempestività, L’approccio buddista, invece, il quale si interessa di più al processo piuttosto che alla singola notizia, non vede la necessità della tempestività a discapito dell’accuratezza e dell’analisi dell’interazione funzionale dei fattori.

– Il giornalismo classico ci spiega che i fatti notiziabili sono quelli che seguono il criterio della prossimità. Ovvero eventi geograficamente o emozionalmente vicini al pubblico. La prossimità emozionale può sorgere da legami religiosi, etnici o razziali. La visione di Buddhadasa Bhikku secondo cui il cosmo è una cooperativa è chiaramente antitetica alla prossimità come valore della notizia.

– Stando al giornalismo tradizionale un evento è tanto più notiziabile quanto maggiore é il suo impatto, ovvero quanto maggiore è il numero delle persone coinvolte. Sebbene tale criterio di per sé non contraddica le finalità del buddismo, la dottrina del Nobile Ottuplice Sentiero richiede di contestualizzare tutti i fattori, poiché un evento isolato è una notizia-atomo incapace di spiegare l’ interdipendenza e l’ interazione dei fattori che hanno determinato l’evento.

– Un altro criterio di notiziabilità per il giornalismo tradizionale é la prominenza, ovvero il coinvolgiemento di istituzioni o persone molto note. Un nome è una notizia, si dice. Questo è un valore antitetico a quelli buddisti. Il giornalismo delle personalità implica individualismo e atomismo, che generano egocentrismo e dolore.

– Gli eventi che riguardono dei conflitti sono anch’essi degni dell’attenzione dei giornalisti, secondo il paradigma tradizionale. Secondo la visione buddista, pero, una storia di violenza, di crimine o di guerra non è di per sé degna di nota. Tuttavia, il gornalismo buddista incoraggia l’ analisi dei conflitti al fine di individuare i fattori che contribuiscono ad alimentare o a prevenire crimini e violenze.

– Le notizie pivilegiate dal giornalismo tradizionale sono anche quelle contraddistinte dalla non convenzionalità, ovvero riguardanti eventi che “si allontanano decisamente da quanto ci si attende”. La prospettiva buddista non approva l’uso di tale criterio per gettare cattiva luce su persone, gruppi, nazioni o razze deviando dal pensiero della giustezza della parola e ricorrendo alla chiacchiera oziosa. Eccessiva enfasi sul non convenzionale significa dare maggiore priorità all’evento notizia come un bene di consumo, piuttosto che al processo (notizia come un bene sociale).

– Il giornalismo tradizionale ricorre spesso all’intervista per dare credibilità alla storia. Ciò  nonostante, il buddismo non incoraggia le interviste che promuovono un eccessivo individualismo a scapito del bene collettivo, in virtù del principio dell’assenza dell’io. Si preferiscono, di fatto, interviste che stimolino il pensiero collettivo.

Fonte : lsdi.it


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