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La parola “silenzio”

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La parola “silenzio” non è una parola dal significato chiaro e univoco:
altro è il silenzio del fedele devoto che prega, altro quello del monaco che medita, altro è il silenzio della natura, altro quello di un laboratorio di ricerca, altro quello del pensatore, altro quello innanzi alla malattia ed alla morte, altro è il silenzio che fa correre il tempo fra due innamorati, altro è il lunghissimo e insopportabile silenzio del rancore …

… e soprattutto ben altro è quello

dell’uomo umiliato e ridotto al silenzio.


(Conferenza Torino Spiritualità: Monastero Cistircense Dominum Tecum)

© webangel.fr
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Il silenzio è un “linguaggio”, e come ogni linguaggio ha delle risorse nascoste che possono essere messe al servizio della comunicazione come della chiusura all’altro.

Per imparare a vivere con fecondità il silenzio è anche necessario essere consapevoli delle ambiguità che porta con sé.

Per la sua ambiguità, molti concepiscono il silenzio come condanna imposta loro dagli altri che si rifiutano di ascoltarli, che li escludono con il non prestar loro attenzione.

Allora il silenzio può divenire luogo di disperazione, mancanza di elementi vitali:

si può morire di silenzio come si muore di fame, di sete, di fatica, di dolore.

Chi infatti è solo, isolato e vive nell’angoscia, diviene avido di rumore, brama il suono di una voce conosciuta, insegue tutto ciò che rompe la monotonia della giornata.

A volte chiamiamo silenzio il mutismo di chi si trincera dietro il rifiuto di comunicare, la chiusura di chi non può o non vuole parlare della propria sofferenza, il quotidiano negarsi all’altro anche nell’intimità familiare, il progressivo smarrimento della fiducia reciproca: sono i piccoli e grandi silenzi di morte.

Ma “il mutismo” non è “il silenzio”:
silenzio è, invece, non lasciarsi distrarre, saper restare sempre in unione con le cose, con l’altro, con la realtà.

Esiste un mutismo chiuso, impermeabile alla comunicazione, gestito come ostilità, usato come strumento per creare distanza:
in questo caso il silenzio diventa un muro, una fortezza che respinge tutto quanto incontra.

Ma il silenzio garantisce invece la percezione dell’alterità, del mistero dell’altro.

(Enzo Bianchi, Monastero di Bose)

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