Per garantire una fine più umana ai sei milioni di topolini che ogni anno vengono usati per esperimenti scientifici in giro per il vecchio continente, l’Unione europea ha deciso che i laboratori potranno adottarli come cavie soltanto previa autorizzazione delle autorità nazionali e che questa possa essere concessa a patto che non vi siano alternative riconosciute. Non solo. Bisognerà anche accertare che i metodi di soppressione «provochino il minimo di dolore, sofferenza e angoscia». Però le organizzazioni animaliste, pur ammettendo che si tratta di un passo avanti, faticano a mandare giù una legge che giudicano «inadeguata e frutto della pressione delle lobby industriali».
Il Parlamento europeo ha licenziato ieri la nuova direttiva «Test animali» che rimpiazza un provvedimento varato nel 1986 e, con l’occasione, riscrive – e innalza – gli standard dei Paesi dell’Est che hanno aderito all’Unione dopo il 2004. L’intento è manifestamente protettivo e garantista, al punto da introdurre un elenco da brividi, quello che cataloga il dolore inflitto alle cavie (fra cui cani, gatti, criceti), secondo quattro criteri: «lievi, moderate, gravi, non risveglio». L’assemblea ha deciso che gli esperimenti possano essere ripetuti solo se la sofferenza inflitta ricade nelle prime due categorie. La Commissione Ue, nella proposta originale, suggeriva di fermarsi al livello delle «lievi». I parlamentari l’hanno trovata troppo restrittiva. Ripetendo l’esperimento, hanno affermato, si usano meno animali.
La polemica sul provvedimento si aggancia qui, non tanto su quello che c’è, bensì su tutto quello che manca. E’ stato, ad esempio, confermato il divieto di utilizzare primati come scimpanzé e orangutan, ma sono stati lasciati fuori altri loro cugini, come i macachi e i piccoli uistitì, ritenendo che l’esclusione avrebbe danneggiato la sperimentazione per le malattie neurodegenerative quali l’Alzheimer. Non è piaciuta, come pure la possibilità di condurre esperimenti senza ricorrere ad anestesia. Ha notato Monica Frassoni – portavoce del Partito Verde Europeo – che «la direttiva non fa nulla di concreto per incoraggiare la sperimentazione di nuovi metodi, come la tossicogenomica». Inoltre, ha aggiunto, «impedire la possibilità di adottare standard più rigorosi costituisce un disincentivo alla limitazione dell’uso di animali nella sperimentazione».
L’iter è stato difficile. L’ultimo assalto è venuto dall’italiana Sonia Alfano (Idv) e dagli altri quaranta eurodeputati che si sono alzati in aula in segno di protesta, chiedendo il rinvio dell’approvazione, privo di voto perché in seconda lettura. Senza successo, alla stregua delle critiche giunte nei giorni scorsi dal governo italiano, per bocca dei ministri Frattini e Brambilla.
«E’ buon compromesso, frutto di un lavoro serio e rigoroso», ha sottolineato, Paolo De Castro (Pd). Fra i contrari Cristina Muscardini e Crescenzio Rivellini (pure Pdl). «Testo deludente, peggiora la proposta della Commissione», dice la Lega Antivivisezione. «Peggiora anche la legge italiana», fa eco l’Ente nazionale protezione degli animali (Enpa). Soddisfatte l’associazione dei veterinari Italiani (Anmvi) e Federfarma. Ottenuto lo scontato via libera che manca dal Consiglio Ue, gli Stati avranno due anni per recepire le nuove regole. E dodici milioni di animali potranno così soffrire, e morire, molto meglio che in passato. Almeno così dice la legge.
MARCO ZATTERIN
Fonte : www.lastampa.it