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Scatti buddisti : Steve McCurry all’obiettivo

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Vi è una foto scattata dal pluripremiato fotoreporter Steve McCurry che non potete non conoscere. Pubblicata come copertina della revista National Geographic nel giugno 1985, la foto « ragazza afgana » ha fatto il giro el mondo. Utilizzata anche da associazioni e organizzazioni umanitarie come Amnesty International che ne hanno fatto il volto delle loro campagne, la foto ritrae una giovane ragazza afgana del campo profughi di Peshawar, avvolta in un abito color porpora. Dal suo viso serio spiccano due grandi occhi verdi come smeraldi che guardano severamente verso l’obiettivo, quasi a mo’ di rimprovero.

L’Afghanistan, però, è solo una delle mete che hanno tracciato la lunga carriera del fotoreporter statunitense. McCurry, oggi sessantacinquenne, si è appassionato di fotografia in giovane età. Dopo aver studiato fotografia e cinema nella Penn State University cominciò a lavorare come fotografo freelance. La sua prima missione fu in India, un viaggio decisivo che gli insegnò la virtù della pazienza. Scoprì un’importante verità che lo avrebbe guidato in tutte le missioni a venire e che custodisce il segreto della bellezza dei suoi scatti: « Se sai aspettare, disse, le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto ».

Fra tutte, l’Asia é forse la regione a cui il fotografo è più affezionato e di certo quella che più l’ha segnato, avendo ospitato il suo primo lavoro sul terreno. Qui, uno dei suoi soggetti preferiti, e che di sicuro non poteva passare inosservato, è il Buddismo. Lui stesso afferma nel suo blog « Mi chiedono spesso qual’è il paese che mi è piaciuto di più fotografare. E’ molto difficile rispondere, ma non mi stancherei mai di visitare, ancora e ancora, i paesi buddisti ». Quello che ci restituisce McCurry é il Buddismo dei tesori archeologici e quello spirituale fatto di preghiere, meditazione e ritiri silenziosi. Foto policromatiche e suggestive ci presentano il Buddismo di oggi e di ieri in Birmania, Cina, Tibet,Thailanda, Sri Lanka etc. Ma anche in posti, forse più familiari, come la Francia e il Canada.

Istancabile viaggiatore e coraggioso avventuriero, McCurry ha portato il suo obiettivo nel bel mezzo dei conflitti internazionali più violenti : Iran -Iraq, Beirut, Cambogia, Filippine, Afghanistan, la Guerra del Golfo. L’essere umano è stato sempre al centro dei suoi scatti e la sua prima fonte di ispirazione. Il suo scopo è quello di mostrare l’impatto devastante della guerra non solo sull’ambiente circostante, ma soprattutto sul volto delle personne- donne, uomini e bambini- che lo subiscono senza aver scelta.

Attraversando i cinque continenti, però, i suoi occhi e la sua macchina fotografica non si sono posati solo su scene di dolore e di distruzione. Tante altre foto ci illustrano storie di popoli, culture, tradizioni secolari, che grazie alle sue immagini sentiamo più vicini. Una delle sue raccolte è perfino dedicata all’amore, l’amore che non conosce confini. Foto di coppie multicolore, coppie di anziani, giovani e bambini. Foto di coppie al parco, su una pista da ballo, abbracciate o passeggiando. Coppie diverse, che si assomigliano tutte.

Sfoglia l’album dedicato al Buddismo : Clicca qui


In Italia, sono attualmente in corso due mostre che presentano le fotografie di Steve McCurry, a Forlì e a Milano.

Informazioni :

« Henri Cartier-Bresson e gli altri », Piazza dei Mercanti, Milano. Dall’ 11 novembre 2015 al 7 febbraio 2016

« Steve McCurry, Icons and Women », Musei San Domenico, Forlì, Dal 26 settembre 2015 al 10 gennaio 2016.

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