La base per l’ottenimento dell’Illuminazione è la promessa del Bodhisattva.
Si tratta dell’impegno che uno yogi assume per lavorare instancabilmente al fine di liberare tutti gli esseri dalla sofferenza e per portarli alla realizzazione assoluta e alla felicità dello stato di Buddha. Questa enorme impresa rappresenta l’apice degli insegnamenti Mahayana attraverso i quali l’abile compassione e saggezza vengono immesse nell’azione. I metodi della Via di Diamante (Vajrayana) lavorano direttamente e velocemente attraverso il contatto con la mente realizzata del proprio Lama e attraverso l’identificazione con lo stesso stato di Buddha. Tuttavia il Vajrayana è interamente sostenuto e non è mai separato dalla visione del Mahayana e dalla nobile aspirazione del Bodhisattva. Chenrezig, il Bodhisattva della Compassione, è l’espressione del Sangha, degli amici praticanti che ci incitano, ci stimolano e ci ispirano ad occuparci della completa felicità degli altri senza eccezioni, come frutto conclusivo della riuscita della nostra pratica.
Essendo il terzo dei “Tre Gioielli”, il Sangha è sempre raffigurato da Chenrezig, che rappresenta tutti i Bodhisattva e che indica la motivazione altruista e portatrice di gioia, che è il fondamento della famiglia Mahayana degli amici praticanti. 2580 anni fa circa, il Buddha, dopo la piena e completa Illuminazione sotto l’albero della Bodhi a Bodhgaya, in India, diede al mondo i primi insegnamenti. Il primo discorso del Buddha fu sull’ inaspettato argomento della sofferenza e del suo effetto pervasivo sull’esistenza condizionata. Il Buddha spiegò che la natura della realtà, così come viene sperimentata da un essere non illuminato, è continuamente costituita da felicità temporanea e dolore, indissolubilmente connessi con la causalità. Il modo in cui gli esseri sperimentano le loro vite, le loro personali gioie, tristezze ed inevitabili perdite, ha come propria base il pensiero, la parola e l’azione precedentemente e continuamente delusi, in questa e in tutte le vite precedenti.
Il Buddha Shakyamuni spiegò che tutti gli esseri sono mossi da un singolo comune obiettivo; sopra ogni cosa cerchiamo di trovare la felicità e di evitare la sofferenza. Il Buddha, avendo ottenuto la comprensione completa del karma, l’insieme delle cause sia dei momenti positivi che di quelli negativi che noi tutti sperimentiamo, cominciò ad insegnare i metodi per ottenere la felicità ed evitare la sofferenza. Il Buddha Shakyamuni diede gli insegnamenti causali (Sutra) ed effettuali (Mantrayana) sulla pratica di “Occhi Amorevoli” o “Chenrezig”. Con i suoi discorsi insegnò i più lenti metodi Mahayana per completare l’importante pratica del Bodhisattva. Ai suoi amici Yogi egli trasmise direttamente gli efficaci metodi tantrici per realizzare il campo di forza di Chenrezig.
Il Buddha diede questo ed altri innumerevoli metodi per realizzare il completo benessere sia degli altri che di se stessi e per trasformare ogni cosa in intuizione portatrice di gioia. Il Bodhisattva conosciuto come Occhi Amorevoli, Chenrezig in tibetano o Avalokitesvara in sanscrito, è la divinità di meditazione del Tibet. Il suo mantra OM MA NI PE ME HUNG è stato inserito in ogni aspetto dell’attività umana in tutto il paese. Oggi la pratica del Buddha della Compassione sta prendendo piede velocemente in tutto l’Occidente. Ci sono innumerevoli e differenti aspetti di Chenrezig con 108 forme riconosciute. Il modo in cui, in origine, questo Bodhisattva si manifestò è argomento di diverse prospettive storiche. Secondo quanto disse lo stesso Buddha Shakyamuni, nel Sutra del Bianco Loto, Chenrezig era, da un certo punto di vista, una persona ordinaria come voi o me. Si dice che eoni fa ci fu un Re di nome Gyalpo Sergi Mijon che governava un importante paese Buddhista. In quel periodo uno dei figli di un ministro del Re ottenne lo stato di piena Illuminazione ed era conosciuto come Tathagata Rinchen Nyingpo. Questo Buddha predisse che il Re stesso sarebbe divenuto il Buddha Amitabha. E profetizzò che il figlio maggiore del Re sarebbe diventato il Bodhisattva della Compassione, Chenrezig.
Come predetto, questi eventi si verificarono e il figlio, avendo raggiunto la compassione risvegliata, prese rinascita nella Terra Pura del Potala, dove adesso si adopera continuamente per liberare gli esseri dalla rete della sofferenza e dal dolore samsarico. Essendo un Bodhisattva del più alto livello, Chenrezig esiste nel Dharmakaya, la saggezza onnipervasiva dello spazio stesso. Si manifesta al livello di chiarezza a quelli che sono realizzati. Un’altra versione dell’origine di questa divinità, tracciata nel testo conosciuto come “Mani Khabum”, descrive l’avvento di Chenrezig nel mondo relativo dei fenomeni. Dalla sua Terra Pura , il Dewachen, il Buddha Amitabha vide la necessità di aumentare la propria attività volta al beneficio degli altri. Dal suo occhio destro emise un raggio di luce bianca e da quello sinistro un raggio di luce verde. Da questi scaturirono rispettivamente le manifestazioni delle divinità Chenrezig e Tara. Chenrezig prese forma nel regno di un condottiero conosciuto come Zangpochok, “Gentilezza sublime”.
Fu trovato seduto su un fiore di loto, mentre gemeva per la sofferenza insopportabile degli esseri. Il re, che prese con sé il giovane ragazzo come suo figlio, fece domande ad Amitabha riguardanti l’apparizione del meraviglioso giovanetto. “Il ragazzo è un’emanazione dell’attività di tutti i Buddha” rispose Amitabha. “Egli è colui che compirà il beneficio di tutti gli esseri, colui che renderà gioioso il cuore di tutti i Buddha, il suo nome è Chenrezig, il nobile sovrano. Alla presenza dello stesso Amitabha, Chenrezig prese il voto di liberare gli esseri dalla sofferenza, indipendentemente dal regno in cui si trovassero, e di condurli al risveglio. Se avesse rotto questa promessa, il suo corpo si sarebbe frantumato in migliaia di pezzi. In profonda meditazione Chenrezig emise raggi di luce variamente colorati verso i sei regni di sofferenza, mandando emanazioni di sé stesso per dare beneficio agli altri.
La leggenda dice che per tre volte Occhi Amorevoli fu capace di svuotare i tre regni inferiori dai loro abitanti. Dopo alcuni Kalpa di meditazione, il grande Bodhisattva aprì i suoi occhi e vide che i regni inferiori erano di nuovo pieni di sofferenza, e decise che questo compito andava oltre perfino alle sue capacità. Di conseguenza, Chenrezig si divise in migliaia di pezzi. Amitabha allora si mise al lavoro per ricostruire il Bhodisattva frantumato e decise di appoggiare la sua nobile decisione. Questa volta Amitabha fornì a Chenrezig nove volti pacifici ed uno irato, coronati dalla sua testa. Inoltre, gli diede un migliaio di braccia, con l’occhio della saggezza su ogni palmo delle mani, per conferire pieno potere alla sua benevola attività di emissario.
Insieme a questi complementi, Amitabha diede a Occhi Amorevoli il mantra, OM MA NI PE ME HUNG, come mezzo per trasmettere il suo potere di trasformazione. Occhi Amorevoli in effetti può essere visto in tre modi diversi. Prima di tutto come Yidam, una manifestazione di luce ed energia inseparabile dalla mente pienamente illuminata del proprio Lama. In questa forma Chenrezig appare come una divinità di meditazione che conferisce la saggezza pienamente realizzata dei Buddha direttamente alla mente del meditatore. In secondo luogo, Occhi Amorevoli può essere visto come un simbolo che rappresenta la gentilezza amorevole e la compassione. A questo proposito tutti gli atti di gentilezza, generosità, ecc., così come anche le persone che esprimono queste stesse qualità possono essere visti simbolicamente o realmente come l’attività di Occhi Amorevoli. Nel terzo caso, il significato di Chenrezig indica la vera natura della mente. Attraverso l’intuizione si può capire che tutte le manifestazioni sono il magico gioco simile ad un sogno della mente non generata, si può capire che sé stessi e gli altri sono costruzioni illusorie e rigide della mente relativa e del suo inconsapevole e abitudinario aggrapparsi all’apparenza sia di un io che di una esistenza esteriore reale. Quando riconosciamo che il “sé” e “l’altro” sono parte di una totalità illuminata ed inseparabile diventa ovvio che, come Chenrezig, non possiamo separare le cose buone che desideriamo per noi stessi da quelle che desideriamo per gli altri. In questo modo la mente stessa diventa motivata dal desiderio di vedere tutti gli esseri ricevere la più alta gioia che prima volevamo solo per “noi stessi”.
Con la comprensione che la nostra mente è spazio non-creato, continuo e consapevole, e che “gli altri” appaiono come chiarezza vivida entro quello spazio, il campo della nostra compassione diventa senza limiti poiché tutti gli esseri, proprio come noi, appaiono in realtà come dei Buddha grazie alla prospettiva della più alta visione della mente. Chenrezig o le sue manifestazioni sono apparse nel mondo attraverso emanazioni, tra le quali fu riconosciuta quella di Songtsen Gampo, il primo Re Buddhista del Tibet (617-698), così come di Padmasambhava (VIII secolo), che portò il Dharma in Tibet. Tra gli altri ad essere riconosciuti come Chenrezig c’è il Dalai Lama. Egli esprime le qualità dell’aspetto pacificatore a quattro braccia di Avalokitesvara. Anche i Gyalwa Karmapa attraverso le loro diciassette incarnazioni sono considerati emanazioni di Occhi Amorevoli. Si dice che, precedentemente al suo riconoscimento come Karmapa (il primo insegnante reincarnatosi consapevolmente) l’attività del grande Yogi era quella di “Gyalwa Gyatso”, una forma rossa profondamente mistica di Chenrezig in unione con la consorte.
Questo aspetto di Buddha era uno dei cinque Tantra Speciali che, come Naropa aveva predetto, sarebbero stati portati dall’ India in Tibet da uno studente del Lignaggio di Marpa. Questi insegnamenti furono dati dalla yogini Khandro Karpa Sangpo a Tipupa, che li passò allo studente di Milarepa, Rechungpa. In questo modo il Karmapa ricevette e praticò questo più alto Maha Anutara Tantra e divenne nell’essenza Chenrezig stesso. Durante la vita del Buddha Shakyamuni, è stato detto che Avalokitesvara si manifestò come uno dei suoi principali discepoli. Egli ebbe un ruolo importante in molti discorsi, compreso quello del Sutra del Cuore. In questo insegnamento, su richiesta del Buddha, Avalokitesvara espose il famoso discorso sulla realtà ultima al suo caro amico Shariputra e molti altri discorsi, ” …..La forma è vacuità, la vacuità è forma. La vacuità non è altro che forma: la forma non è altro che vacuità. Similmente, emozioni, discriminazioni, fattori aggreganti e consapevolezza sono privi di esistenza reale. Shariputra, tutti i fenomeni sono meramente vacui, perché non hanno caratteristiche precise. Non sono prodotti e non cessano.
Non hanno contaminazione e non hanno separazione dalla contaminazione”. Avalokitesvara proseguì, come portavoce per il Sangha e per coloro che desideravano portare beneficio agli altri: “I Bodhisattva fanno affidamento sulla perfezione della saggezza e si attengono solo a questa. Le loro menti non hanno ostruzioni, non hanno alcuna paura. Andando espressamente oltre la malvagità, essi raggiungono il nirvana ultimo. Inoltre, tutti i Buddha dei tre tempi che dimorano nella perfezione, avendo fatto affidamento sulla perfezione della saggezza, sono diventati Buddha completi e manifesti nello stato di insuperabile, perfetta e completa Illuminazione.” In un altro Sutra è testimoniato che il Buddha Shakyamuni profetizzò che il suo amatissimo figlio, Avalokitesvara, in futuro avrebbe soggiogato i selvaggi abitanti del Tibet e li avrebbe guidati lungo il sentiero dell’Illuminazione. In genere, il mandala o campo di potere di un Buddha o l’aspetto della saggezza buddhista, scaturiscono dalle sue sillabe e dal mantra. Così le vibrazioni del suono rappresentano un particolare Buddha; l’energia di quell’aspetto e le qualità di saggezza, come anche la sua attività, sono inseparabili. Questo è il caso del mantra di Chenrezig, OM MA NI PE ME HUNG, comunemente detto delle “sei sillabe”.
Fonte : http://www.buddhism.it