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Sesshin zen – Ritiri di meditazione

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La ko-sesshin (ko =piccola, setsu =raccoglimento,shin = mente-cuore), trae origine dai ritiri che il Buddha e i suoi discepoli facevano,risiedendo nei Vihara, durante la stagione delle piogge, luoghi antesignani dei monasteri. L’uso di effettuare periodi di raccoglimento e di pratica intensiva è rimasto in tutte le scuole tradizionali buddhiste, pur se con modalità differenti; questa pratica per quanto riguarda lo Zen, ci proviene dall’ India e dalla Cina e nei monasteri Giapponesi e in alcuni più tradizionali in occidente è ancora molto in uso, periodi di sesshin lunghi diversi mesi (angosesshin), riproducono l’uso del Sangha antico di ritirarsi durante le piogge. Periodi più brevi, di pochi giorni o di una settimana sono frequenti e tipici della tradizione Zen, spesso si svolgono in relazione ad eventi commemorativi di fatti importanti della nostra scuola, di preminente importanza è la sesshin di una settimana che si svolge dal 1 all’8 dicembre e che commemora l’Illuminazione del Buddha Shakyamuni.

Quando arrivate sino qui e iniziate la sesshin zen, vi do il benvenuto.

Non è un benvenuto solo convenzionale; durante la sesshin tutti i pensieri discriminanti come piccolo o corto, bene o male, piacevole o spiacevole vengono immersi nella stessa acqua dello spirito che ogni cosa bagna.
Astuti, ingenui, abili o meno, maschi o femmine, tutti senza alcuna discriminazione di colore, fede politica o religiosa, siedono pacificamente dentro loro stessi.

Non è un isolarsi dentro le proprie personalità e rafforzare quindi i propri punti di vista, ma è lo sradicarsi delle nostre false sicurezze, delle falsità che increspano la nostra vita e ne impediscono una vera realizzazione.

Siate naturali con voi stessi e con gli altri compagni di pratica, non confondetevi dietro le forme, i riti, le cerimonie e la regola stessa; vivete tutto con naturalezza e non lasciatevi ingannare dagli altri e soprattutto da voi stessi.

Il senso di rigetto per quello che vi turba, o per quello che vi appare strano, è una difesa consolidata dal vostro vecchio ego e non vi lascia lo spazio per la scoperta del nuovo.

Quando siamo in difficoltà, qualsiasi difficoltà, cerchiamo di proteggerci con qualsiasi cosa, sia questo un sentimento o un semplice pensiero. Lasciate spazio alla difficoltà, lasciate spazio anche al dolore che forse provate alle ginocchia, vista la posizione seduta.

Lasciare spazio significa comprendere. Occorre comprendere la nostra paura, la nostra sete. Comprendere è come lasciare spazio, lasciare aperto.
Solitamente, quando siamo messi in discussione tendiamo a chiudere, chiudere il pensiero, barricandoci dietro le solite opinioni, ideologie, credenze di ogni giorno. Ma considerate che sono proprio queste cose a contaminarvi e non lasciarvi volare liberi verso il nuovo.

Forse siete persone stupende o forse no, forse siete persone ambiziose o forse no, scopritelo da voi stessi chi siete. Senza lasciarvi ingannare dal giudizio degli altri che finiranno prima o poi per condizionarvi la vita, continuate a praticare la meditazione zen e raccogliere l’energia in voi stessi, senza dubitare, senza esitare.

Come la goccia che cade incessantemente sulla dura roccia, ne scava un solco profondo, allo stesso modo occorre essere concentrati sullo spirito, sulla Via, sino ad oltrepassare quel mondo condizionato che ci spinge ora ad esaltarci, ora a deluderci.

L’accostarci a noi stessi è come lo sfogliare una cipolla: se ne toglie strati su strati, sino alla fine.

La Via del Buddha non è aderire ad una verità che qualcuno ci ha svelato, né credere a quello che è riportato sui testi, siano essi ritenuti sacri o meno. La Via del Buddha è sperimentare che ogni cosa è una sola cosa, nelle infinite diversità, nelle infinite sfaccettature che spesso si contrappongono e ci appaiono opposte.

E’ vivere, o almeno tendere a vivere, una vita indivisa. Ma questo non è possibile solo attraverso l’uso del pensiero; occorre farne una esperienza corporea vera, occorre cimentarsi con tutto se stessi dentro l’esistenza umana.

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Come un diamante dagli infiniti aspetti e sfaccettature, l’essere umano è fatto di sentimenti, emozioni, paure, insicurezze, certezze; di volta in volta, ne scegliamo alcune con cui rivestiamo il nostro corpo e ce ne andiamo in giro sino alla fine dei nostri giorni. Spezzate tutto questo in modo naturale.

Nel judo si dice che cadiamo per imparare a rialzarci; è vero, ma non dobbiamo essere troppo fieri di noi stessi né troppo orgogliosi perché comunque, alla fine, siamo chiamati a trascendere sia la posizione eretta che quella sdraiata.

Quando un essere non è felice dentro di sé, trasporta con sé la tristezza e ne disperde via via i semi, che altri raccolgono.

La felicità è come il calore del sole, ne puoi gustare gli effetti quando c’è, e quando passa realizzi che non ti apparteneva.

Praticare la Via del Buddha significa non rattristarsi quando il sole va via e rallegrarsi sempre quando riappare.

Come un bambino che non conosce la paura, si stupisce e sobbalza quando qualcosa lo spaventa, per subito dopo gioire della smorfia di un pagliaccio. Senza pregiudizio, senza rancore è l’orma che dobbiamo seguire.

Fonte : www.komyoji.eu




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