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Consumo di carne rossa e tumore al colon

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carneprocessata.gifAppare, purtroppo, sempre più evidente che l’eccessivo consumo di carne, soprattutto rossa, ha un effetto nocivo sulla nostra salute ed espone al rischio di sviluppare il cancro del colon retto. A ribadire la pericolosità di una dieta fondata soprattutto sul consumo di carne rossa è l’oncologo Alberto Sobrero, primario di oncologia medica all’ospedale San Martino di Genova, dal congresso intitolato “Setting new standards of care for patients whith colorectal cancer” tenutosi nei giorni scorsi a Praga. Gli esperti raccomandano quindi di ridurne al minimo il consumo e, in particolare, di evitare hamburger e bistecche ben cotte.

D’altra parte già nel 2005 un imponente studio statunitense condotto dall’American Cancer Society aveva dimostrato in maniera inequivocabile che l’incidenza del tumore colonrettale è doppia in coloro che consumano molta carne e maggiore del 40% in coloro che preferiscono la carne rossa. Basti pensare che nelle culture occidentali, dove il consumo di carni è massiccio, l’incidenza di questo tipo di cancro è dieci volte maggiore che nei paesi asiatici che seguono una dieta basata quasi esclusivamente su prodotti vegetali. E non è un caso che il notissimo oncologo Umberto Veronesi sia vegetariano.

Inoltre, il consumo di carni rosse è correlato anche con le malattie vascolari, diabete e obesità. La spiegazione di questo inquietante fenomeno non è stata ancora identificata con precisione, ma forse risiede nelle tossine che si sviluppano durante la loro cottura o conservazione. Sempre da Praga giungono però anche delle buone notizie: se infatti è vero che ogni anno in Italia vengono diagnosticati 30000 nuovi casi di tumore al colon, il più diffuso in Italia dopo quello ai polmoni, grazie all’uso di nuovi farmaci si è anche quintuplicata la possibilità di sopravvivenza per i pazienti che giungono alla diagnosi quando ormai la malattia è in una fase avanzata. Infine, il professor Sobrero sottolinea l’utilità di sottoporsi a una colonscopia fra i 50 e i 60 anni, precauzione che può ridurre i decessi del 30-40%.

Fonte :www.medicinalive.com

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