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Effetti del riscaldamento globale

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Ambientali

I modelli climatici elaborati dall’IPCC indicano un potenziale aumento della temperatura, durante il XXI secolo, compreso tra 1,4 e 5,8 °C.
Risulta tuttora molto difficile prevedere come realmente influirà sul sistema pianeta l’attuale riscaldamento globale. Il clima globale è un sistema non lineare multifattoriale, per cui la climatologia può stabilire delle tendenze, ma non eventi di dettaglio.

Andamento della variazione dello spessore medio dei ghiacciai a livello mondiale .I Dati sono forniti da una sottorganizzazione (WGMS) dell’UNEP
Alcuni effetti sull’ambiente sono, almeno in parte, già attribuibili al riscaldamento del pianeta. Nel suo rapporto del 2001 l’IPCC suggerisce che il ritiro dei ghiacciai, la disgregazione delle calotte polari, l’aumento del livello dei mari, in particolare in quelle con minori tassi di evaporazione, a causa dell’espansione termica e dello scioglimento dei ghiacci continentali oltre che dei ghiacciai montani, le modifiche nella distribuzione delle piogge e l’aumento nell’intensità e frequenza di eventi meteorologici estremi sono attribuibili in parte al riscaldamento globale. Secondo l’IPCC alcuni effetti, come l’aumento delle morti, degli esodi in massa e le perdite economiche, potrebbero essere esacerbati dall’aumento della densità di popolazione in alcune regioni, nonostante potrebbe essere mitigato il numero di vittime per le conseguenze dei climi freddi.

È tuttavia difficile collegare eventi specifici al riscaldamento globale. Per molte di queste predizioni infatti fonti diverse danno dati di supporto contrastanti come ad esempio per l’innalzamento dei livelli dei mari ;i dati pubblicati dalla NASA mostrano un innalzamento superiore ai quindici centimetri a partire dal 1870.

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Il quarto e più recente rapporto dell’IPCC riporta alcuni dati sull’incremento nell’intensità dei cicloni tropicali nell’Oceano Atlantico settentrionale a partire dal 1970, correlato all’aumento delle temperature superficiali del mare, ma le previsioni a lungo termine sono complicate dalla qualità dei dati antecedenti l’inizio delle osservazioni satellitari.

Il rapporto stesso afferma inoltre che non esiste un andamento chiaro nel numero annuale dei cicloni tropicali nel mondo. Altri effetti paventati dall’IPCC comprendono l’innalzamento del livello dei mari di 180 — 590 mm nel 2090-2100 rispetto ai valori del periodo 1980-1999, ripecussioni sull’agricoltura, rallentamenti nella corrente nord-atlantica causati dalla diminuzione della salinità dell’Oceano Atlantico dovuta allo scioglimento dei ghiacci, riduzioni dello strato di ozono, aumento nell’intensità di eventi meteorologici estremi, acidificazione degli oceani e la diffusione di malattie come la malaria e la dengue. Uno studio prevede che di un campione di 1 103 specie di piante ed animali, dal 18% al 35% si estingueranno per il 2050, in base ai futuri mutamenti climatici. Tuttavia, pochi studi hanno documentato una relazione diretta tra l’estinzione di specie e i mutamenti climatici e uno studio suggerisce che il tasso di estinzione è ancora incerto.

Gli effetti del riscaldamento climatico potrebbero essere più significativi se non vi fosse stata una relativa riduzione dell’irraggiamento solare dovuta all’inquinamento atmosferico. Paradossalmente, una riduzione dell’inquinamento (in particolare degli SOx e del particolato) potrebbe portare ad un aumento delle temperature superiore a quanto ipotizzato.

Il riscaldamento sperimentato negli ultimi anni sta inoltre sciogliendo i ghiacci artici, tanto che l’ESA il 14 settembre 2008 ha annunciato la riapertura del celeberrimo Passaggio a nord-ovest a settentrione del continente nord americano, per il discioglimento dei ghiacci. Si è aperto inoltre anche il passaggio a nord-est (a settentrione della Russia) nel mare Artico. Il primo precedente documentato risale al 1903 quando Roald Amundsen riuscì nell’impresa di traversare il passaggio a nord-ovest. Per il passaggio a nord-est si può risalire al 1878 e alla spedizione del barone Adolf Erik Nordenskiöld. Epoche in cui i rompighiaccio moderni non erano ancora disponibili.

Nel settembre 2007 i ghiacci Antartici hanno invece raggiunto la loro massima estensione (16,3 milioni di km², leggermente superiore alla media), da quando si effettuano registrazioni (1978) sulla calotta glaciale dell’Antartico; viceversa, l’anno seguente, l’estensione è stata fra le minori mai registrate.

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Nel giugno 2008, la rivista scientifica National Geographic precognizzò che lo strato dei ghiacci stagionali artici sarebbe scomparso totalmente entro l’estate dello stesso anno, cosa che però non si è verificata. Questa è una delle molte predizioni rivelatesi poi errate apparse negli ultimi anni. La spedizione DAMOCLES (Developping Arctic Modelling and Observing Capabilities for Long-term Environmental Studies) in ogni caso prevede la fusione totale della calotta artica prima del 2020.La marina americana ritiene che ,sebbene vi siano delle significative incertezze ,il consenso scientifico corrente sia tale per cui l’artico sarà quasi completamente privo di ghiaccio in estate a partire da un anno tra il 2030 e il 2040 . Ritiene pertanto che potrebbe essere necessario incrementare le sue capacità operative in tale regione.

Fonte: http://it.wikipedia.org

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