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Vegetarianesimo 1/3

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Non mangiare carne non è soltanto, né soprattutto, una questione di salute. Si tratta, piuttosto, di una questione d’amore: per gli animali e per la Terra, senza dubbio, ma anche per noi stessi. Negli ultimi tempi si sente parlare sempre di più del vegetarianesimo (o vegetarianismo o vegetarismo). Spesso chi propugna la dieta vegetariana, ossia priva di cibi provenienti dall’uccisione di animali, lo fa sostenendo che mangiar carne fa male alla salute. Ma non è solo per motivi di salute o per non mangiare “cadaveri” che il vegetarianesimo ha una sua importanza: rinunciare alle bistecche può essere un modo per combattere la fame e la sete nel mondo e per salvaguardare il futuro nostro e dei nostri figli.

I motivi ecologici e di sostenibilità

La fine della guerra, l’avvento del consumo di massa e di una certa omogeneità sociale, hanno portato a un’estremizzazione di antiche convinzioni, di desideri frustrati e alle industrie si è aperto un enorme mercato, per cui tali convinzioni andavano assolutamente alimentate. Per produrre un chilo di manzo è necessaria una quantità di acqua oltre 13 volte superiore a quella necessaria a produrre un chilo di cereali. Questo significa che la dieta carnivora consuma 5.400 litri d’acqua al giorno, il doppio di un vegetariano che riceve lo stesso valore nutritivo. Produrre più carne significa avere meno cereali per sfamare chi vive nei paesi in via di sviluppo.

Con il contenuto calorico del grano usato negli allevamenti USA si potrebbero nutrire 800 milioni di persone. Inoltre esiste un problema legato all’inquinamento: per costruire proteine animali occorre otto volte l’energia necessaria a creare la stessa quantità di proteine vegetali. Esistono dei motivi ecologici altrettanto validi a favore del vegetarianesimo, tra cui gli enormi sprechi di risorse necessari per mantenere gli allevamenti intensivi di “bestiame da macello”, condotti con criteri disumani, nonché la distruzione di foreste millenarie e di terreni fertili, soprattutto nel Terzo Mondo, per creare pascoli. Secondo l’USDA (Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti), più del 90% della produzione di grano in America, viene usato per l’alimentazione degli animali da macello. Si tratta di un dispendio criminale delle risorse, considerando che ricaviamo solo un chilogrammo di carne bovina da sedici chili di grano. Dai calcoli effettuati da esperti ne deriva che se i terreni coltivabili della terra venissero usati soprattutto per produrre cibo vegetariano, ci sarebbe cibo per 20 miliardi di abitanti.

Le risorse ci sono e basterebbero per tutti se il mondo occidentale non si arrogasse il diritto di sfruttare da solo i 2/3 delle risorse del pianeta lasciando al resto del mondo le briciole. L’eccessivo consumo di carne da parte del ricco significa la fame per il povero. Se le mucche fossero lasciate vive (se il loro allevamento però non fosse forzatamente incentivato, ma del tutto naturale), queste potrebbero produrre un’enorme quantità di cibo (latte, formaggi, yogurt, burro) con alti valori nutritivi, semplicemente cibandosi dei resti provenienti dai terreni coltivati inutilizzabili per l’uomo; si tratterebbe quindi di un sistema di produzione di alimenti altamente economico e redditizio. Tanta è la produzione di latte e derivati che i governi pensano bene di distruggere, immagazzinare e nei casi migliori regalare ai poveri l’eccesso di produzione che si cerca di regolamentare (vedi multe agli allevatori): il fatto è che non si vuole produrre in questo modo, ma si vogliono tenere in vita profitti e connivenze extra, mantenere i prezzi, e in definitiva nessuno pensa realmente di risolvere i problemi del terzo mondo perché fa comodo agli interessi che le multinazionali hanno in quei posti.

I governi favoriscono questo stato di cose, dando incentivi e sovvenzioni all’industria della carne e favorendo campagne pubblicitarie. La produzione di carne richiede più terreni di quelli necessari alla produzione agricola. Alcuni studi hanno rilevato che un acro coltivato a grano produce cinque volte più proteine che un acro riservato al pascolo, e se invece del grano si coltivano piselli o fagioli si arriva ad un rapporto di 10 a 1. Tutto ciò lo sapeva già Socrate e noi oggi, volutamente, lo ignoriamo. Tra l’altro Socrate paventava che l’alimentazione carnivora avrebbe richiesto più terre per i pascoli e per poterle avere l’uomo avrebbe scatenato sanguinose guerre. Tuttavia, al di là di queste motivazioni che fanno già del vegetarianesimo un’alimentazione benefica per tutto il Pianeta, è importante notare anche che i motivi di carattere spirituale e morale.

Fonte : http://www.utopie.it

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