Cristianesimo gnostico e buddismo
I. Introduzione
Molti studiosi negli ultimi anni hanno messo in rilievo le notevoli somiglianze esistenti tra il cristianesimo, soprattutto nella sua versione gnostica, e il buddismo.
La lettura del Vangelo di Tomaso e di altri testi analoghi richiama effettivamente alla mente alcuni dei più importanti testi della letteratura buddista.
In realtà, questa sensazione ha una sua radice storica reale, nel senso che la religione cristiana dei primi secoli ha indubbiamente subìto, soprattutto – ma non solo – per il tramite del manicheismo, una contaminazione più o meno profonda da parte delle correnti di pensiero che si muovevano all’interno del buddismo occidentale, che in quel periodo storico era diffuso tra la Persia Orientale, l’attuale Afghanistan e l’India Occidentale.
Tali correnti di pensiero facevano capo soprattutto alle opere del filosofo ed apologeta Asvaghosa.
Il contatto culturale tra il cristianesimo primitivo e le religioni dell’India Occidentale, in particolare, ci è testimoniato da alcune opere gnostiche o manichee del II°-IV° secolo d. C., quali, ad esempio, Il dialogo di Gesù col Bambino e gli Atti di Tomaso, che parlano esplicitamente di un viaggio dell’Apostolo Tomaso, uno dei personaggi più importanti nella letteratura del cristianesimo gnostico a cui è attribuito addirittura un vangelo, proprio in quelle zone dell’India Occidentale dove le dottrine buddiste di Asvaghosa trovavano maggiore seguito.
II. Gesù e il Buddha Shakyamun
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La prima domanda che una persona si pone quando si dedica allo studio delle Sacre Scritture Manichee è la seguente: Gesù conosceva realmente l’insegnamento del Buddha Shakyamuni e quale importanza attribuiva a tale insegnamento?
Trviamo la risposta a questo interrogativo in uno dei principali Testi Sacri Manichei, Il dialogo di Gesù col Bambino:
«Il dolore mi lasciò quella volta quando Buddha Shakyamuni mi […]. Egli aperse la porta della salvezza per le anime fortunate che liberò fra gli indiani»
(Gesù:) «Venere, la potente fanciulla, ti invidiò per gli strumenti e la dottrina che avevi ricevuto dal Buddha. Ma allorché quegli ascese al Nirvana, ti raccomandò: “Attendi qui, Maitreya!”»
Il dialogo di Gesù col Bambino, p. 880 Andreas-Henning
Per Gesù il Buddha Shakyamuni è stato uno degli spiriti superiori inviati dal Padre di Verità per guidare l’uomo psichico, qui rappresentato dal «Bambino» che parla con il Salvatore, alla riscoperta del proprio altissimo Sé divino.
Per la Gnosi Manichea il raggiungimento della Gnosi (o “nirvana” se vogliamo usare un termine di origine buddista) ci porta alla riscoperta della nostra «buddhità», cioè del nostro cuore pneumatico e ci permette di liberarci quasi completamente dai condizionamenti del mondo del molteplice.
Per gli gnostici manichei anche il Gesù storico, il Salvatore, l’Uomo Pneumatico per eccellenza, è un Buddha, cioè un uomo che possiede la Gnosi assoluta del proprio Sé divino, che è stato inviato dal Padre di Verità per aprire ad ogni uomo psichico la strada che conduce alla liberazione della propria «buddhità» dalle catene che la legano al mondo sensibile:
«Implorante e dolente grido, supplicandoti dal profondo del cuore: / o onnisciente sovrano della Legge, Buddha Gesù, / fa che la mia natura carnale sia sempre sana e giuliva / e che la mia natura di Buddha sia liberata dalle catene e dalle impurità»
Nello stesso Inno possiamo trovare un chiaro riferimento alla maggiore grandezza del Buddha Gesù rispetto a tutti gli altri Buddha che si sono succeduti nella storia, perché il messaggio salvifico del Buddha Gesù è erede di tutti messaggi salvifici dei Buddha che lo hanno preceduto («sei il figlio maggiore di tutti i Buddha…»):
«Tu sei il compassionevole figlio del Signore della Luce; / sei il figlio maggiore di tutti i Buddha / ed al contempo la Madre della saggezza e della misericordia»
Per la teologia manichea dunque il Buddha Shakyamuni, al pari di Zarathustra e di Mani, è uno degli Spiriti Superiori inviati dal Verbo, cioè dallo Spirito di Gesù di Splendore, per liberare gli “esseri luminosi”, cioè gli spiriti degli uomini pneumatici, dai condizionamenti del molteplice:
(Gesù:) «Io ho dato istruzione al grande Intelletto di mandarti gli Inviati, quando [il momento] sia giunto. Pertanto, anche tu dà prova della tua pazienza come [tutti gli altri] Esseri luminosi che [quaggiù] sono oppressi»
L’importanza del Buddha Shakyamuni è riposta nel fatto che il suo è stato il primo Spirito che Gesù di Splendore ha inviato nella Storia, cioè nel mondo della contaminazione, per guidare gli spiriti psichici verso la liberazione del proprio Altissimo Sé “dal mare delle nascite e delle morti”.
Naturalmente quando i testi manichei parlano di “Gesù di Splendore” non si riferiscono al Gesù storico ma allo Spirito Divino di Gesù libero dalle catene della carne di cui si è rivestito durante la fase della sua incarnazione storica.
III. Gli Atti di Tomaso
L’analisi degli Atti di Tomaso ci rivela alcune delle forme con cui molte idee tipiche del Buddismo Occidentale sono penetrate nel pensiero gnostico antico. Tomaso, infatti, negli Atti assume un atteggiamento nei confronti della sessualità, del problema della castità e più in generale dei piaceri della vita, che ricalca fedelmente la via che il Budda di Asvaghosa indicava come necessaria per giungere alla perfetta Illuminazione.
Negli Atti di Tomaso si arriva persino a descrivere in maniera estremamente plastica, in un clima pungente carico di mistero e di una vis poetica tutta orientale, una scena in cui Tomaso, provocato dagli sguardi estremamente sensuali ed affascinanti di una danzatrice, è riuscito a resistere con decisione e forza sovrumane al fuoco della passione e a distogliere il suo sguardo dalla figura della ragazza.
Le tracce di una influenza buddista nello gnosticismo dei primi secoli diventeranno un pilastro della dottrina della più grande delle chiese cristiane gnostiche: la Chiesa Manichea.
L’importanza che il buddismo di Asvaghosa rivestiva per il manicheismo può essere messa in luce confrontando i Vangeli dell’Infanzia di Gesù, in gran parte d’impronta manichea, con il primo canto dell’opera principale di Asvagosha: “Le gesta del Buddha”.
Le somiglianze sono impressionanti:
– nel racconto di Asvaghosa il Buddha nasce da una vergine ingravidata dallo Spirito Divino, nei vangeli cristiani dell’infanzia Gesù nasce da una vergine fecondata dallo Spirito Santo;
– Asvaghosa narra che, nel momento in cui è nato il Buddha, tutta la natura si è acquietata e il tempo è cominciato a scorrere in maniera estremamente più lenta, nel Protovangelo di Giacomo, nel momento della nascita di Gesù, il tempo, la natura, il mondo si fermano;
– in Asvaghosa gli Spiriti salutano la nascita del Buddha, nei Vangeli gli angeli salutano la venuta del Salvatore del Mondo;
– l’amenità del luogo della nascita del Buddha – un bosco – e di Gesù – una grotta -, indubbio ricordo dei luoghi in cui si svolgevano le più antiche ritualità iniziatorie, ma anche metafora dell’uomo che rinasce ad una vita spirituale qualitativamente più alta.
Queste somiglianze, presenti un po’ in tutta la letteratura del manicheismo e del tardo gnosticismo popolare, si spiegano con la tendenza propria della gnosi manichea di collegare con un filo diretto le tre grandi figure antropo-cosmiche delle grandi religioni universali del tempo, cioè Gesù, Zoroastro e Buddha. Nei Kephalaia manichei, infatti, troviamo scritto:
“In simile guisa sono gli Inviati, poiché quando l’Inviato si innalza, lui e la sua Chiesa, ed essi si ritirano dal mondo, subito un altro Inviato all’altra Chiesa [che rimane sulla terra] […], ma in primo luogo dà forma libera alla sua Chiesa nell’alto dei cieli, come vi ho detto. Quando […] egli viene quaggiù e si rivela […] libera la sua Chiesa e la salva dalla carne […]. La venuta dell’Inviato si è verificata ogniqualvolta […], come vi ho detto. Da Set, il figlio più anziano di Adamo, sino ad Enosh, e così [Enoch], e da Enoch sino a Sem, il figlio di [Noè…] la Chiesa che in oriente [Bu]ddha ed Aurente e gli altri [furono inviati…], coloro che furono inviati dalle parti del sol levante. Dall’arrivo di Buddha e di Aurente sino all’arrivo di Zarathustra in Persia, la volta in cui giunse dal re Istaspe, dalla venuta di Zarathustra fino all’arrivo di Gesù [Cristo], il Figlio della Grandezza”.
I manichei sono giunti ad affermare che Zoroastro ha previsto con una sua profezia l’arrivo del Salvatore del Mondo. Non solo, ma per la più antica tradizione manichea il Buddha del futuro del buddismo di Asvaghosa, la corrente di pensiero buddista con cui Mani è venuto a contatto nel 241 d. C. durante il suo viaggio in India nella regione del Sind e che raccoglieva una tradizione che affermava che il Buddha storico sarebbe stato il penultimo dei Buddha e che l’ultima epoca cosmica sarebbe venuta con la nascita del Buddha Maitreya, non poteva che essere Gesù Cristo.
La nascita di Gesù per il manicheismo rappresenta, quindi, allo stesso tempo un momento centrale nella storia dell’umanità, che è stato preparato da secoli dai fondatori delle più grandi religioni di tutti i tempi, e una metafora dell’Uomo che rinasce a se stesso con la riscoperta del carattere divino della propria natura spirituale.
Il manicheismo si configura come la più perfetta delle Gnosi, per il suo carattere universale aperto a tutte le esperienze religiose in grado di condurre l’uomo alla più completa conoscenza del “tesoro che si cela nel suo cuore”.
L’apertura del manicheismo alla molteplicità delle vie che conducono alla Gnosi Universale di cui sono portatrici le grandi religioni storiche è il motivo del successo che ha avuto tra le popolazioni più diverse per cultura e tradizioni, basti pensare alla durata e alla profondità del suo radicamento tra popolazioni come gli uiguri del Regno dell’Orkhon, ma è anche il motivo dell’odio implacabile che in ogni paese si è attratto dai nemici dell’Uomo Integrale.
Roma, marzo 2000
– utenti.lycos.it/maximusmagnus
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